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di AMDuemila
Smentita la condanna del Garante della Privacy. Il database sequestrato nel 2009 dal Ros dei carabinieri era legittimo

Il database di Gioacchino Genchi, sequestrato dai Ros dei carabinieri il 13 marzo 2009, era legittimo. E’ questo il dato che emerge dopo la sentenza della prima sezione civile del Tribunale di Palermo per cui viene stabilito che Genchi, per il suo archivio, non deve pagare nulla in quanto era tutto regolare. E pensare che nel 2016, il Garante della Privacy aveva chiesto la condanna del consulente informatico al pagamento di 192 mila euro.
Genchi ha svolto consulenze per molte procure italiane: ha collaborato con Giovanni Falcone, di cui ha analizzato l'agenda elettronica estrapolandone i dati dopo il suo omicidio, ed ha anche lavorato con l'allora magistrato di Catanzaro, Luigi de Magistris alle inchieste Poseidone e Why Not. Negli archivi del consulente c'erano ben 351.991.031 comunicazioni telefoniche e 13.684.937 utenze telefoniche. Tutto sequestrato dal Ros dei carabinieri che poi ha acquisito i dati delle due inchieste. Mentre a de Magistris sono state tolte le inchieste Why Not e Poseidone. Lo scorso novembre, la Corte di Appello di Salerno ha decretato che quelle inchieste gli furono tolte illegalmente.
Per l'archivio di Genchi si era mosso anche il Copasir. Il Garante della Privacy lo aveva multato anche perché “la successiva duplicazione di tali dati e la conservazione degli stessi nel database non risultano essere ricomprese tra le operazioni di trattamento previste negli stessi incarichi… che avevano un termine di 60 giorni e a tale termine si deve far riferimento per stabilire il limite di conservazione dei dati”. Per il Garante, Genchi “ha costituito un database in assenza di specifico incarico” e ne ha utilizzato il “patrimonio informativo” per “finalità ulteriori” violando “il principio di liceità della conservazione dei dati personali”. Il punto è che, giusto per iniziare, il termine da considerare non è quello indicato dal Garante, ma il “momento della scadenza dei termini per le indagini preliminari”. “Tutta la documentazione prodotta in questo giudizio - ha scritto il Tribunale - dimostra che la gran parte degli incarichi peritali erano ancora non esauriti…”.
Il Garante non ha prodotto tutti i 351 incarichi di Genchi, ma ha preso in considerazione solo alcuni. Quindi secondo il Tribunale di Palermo la "relativa attività di trattamento dei dati personali ivi contenuti era legittimamente esercitata ‘nell’ambito giudiziario’”.

Foto © Imagoeconomica

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