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di AMDuemila
Sui rapporti con Lotti e Ferri: "Chiarirò in un secondo momento"

Voglio dimostrare che non sono e non sarò mai un corrotto e che non sono mai stato eterodiretto da nessuno nelle mie scelte".
Il pm Luca Palamara, indagato dalla procura di Perugia per corruzione, e considerato figura chiave nell’inchiesta che ha portato al terremoto che negli ultimi giorni ha colpito il Csm, l’organo di governo della magistratura, si difende e parla così per la prima volta sul tema in una nota di 100 pagine.
Stando alle accuse dei colleghi di Perugia, competenti per le inchieste sui pm romani, l’ex numero dell’Anm e leader della corrente Unicost avrebbe ricevuto 40mila euro per la nomina di Giancarlo Longo a capo della procura di Gela e sarebbero emersi anche contatti e incontri con l’ex sottosegretario Luca Lotti e Cosimo Ferri (magistrato in aspettativa, già leader di Mi e oggi deputato del Pd) in cui si discuteva della nomina del procuratore di Roma. Sul primo punto relativo ai regali e vacanze che avrebbe ricevuto, Palamara ha spiegato di aver allegato alla memoria fornita ai pm "tutti i dettagli sulle spese da me sostenute dal 2011 a oggi: estratti conto, prelevamenti e ogni movimento bancario". Inoltre, ha aggiunto il pm sempre sull'inchiesta dello scambio di favori che lo riguarda, “tra i vari documenti da me presentati ho allegato anche il verbale del plenum del Csm relativo alla nomina del Procuratore di Gela dal quale risulta che il dottor Giancarlo Longo (all’epoca pm a Siracusa e che poi ha patteggiato 5 anni, ndr) non ha ricevuto nemmeno un voto”. Sul secondo punto invece concernente i rapporti con Lotti e Ferri il pm ha rivelato che "in un secondo momento chiarirò i miei rapporti con Cosimo Ferri, Luca Lotti e altre persone con le quali, viste le cariche che ho ricoperto dal 2008 in poi, ho avuto frequentazioni”. Mai corrotto né influenzabile dunque nemmeno riguardo il rapporto con l’avvocato Piero Amara che ha detto di non avere mai avuto, a differenza di quello con Fabrizio Centofanti, uomo che ha descritto come in rapporti con altre figure di spicco della magistratura.
L’indagine ha portato all’autosospensione di quattro consiglieri togati del Csm; Lepre, Cartoni, Morlini e Criscuoli. I primi due, non indagati, avrebbero partecipato con Palamara agli incontri in cui si discuteva del possibile successore di Giuseppe Pignatone. Gli altri invece avrebbero fatto dietrofront poco prima dell’inizio della riunione. Criscuoli non era citato nelle carte dell’inchiesta di Perugia in cui sono indagati Palamara e i magistrati Stefano Fava e Luigi Spina.
Chiederò - ha aggiunto il magistrato - però che il mio nome non venga strumentalizzato per qualsiasi vicenda. Non sono mai stato collaterale a nessun partito politico e mai ho svolto incarichi fuori ruolo di diretta dipendenza politica”. Palamara ha affermato infine di non avere “mai messo in discussione il mio rispetto per la carica istituzionale del vice presidente del Csm e più in generale delle prerogative dei singoli consiglieri”. Sui rapporti con l’ex legale di Eni, il pubblico ministero romano ha sostenuto di non aver "mai piegato la mia funzione a fantomatici interessi del gruppo Amara, della cui attività sono totalmente all’oscuro avendo avuto rapporti di amicizia e frequentazione esclusivamente con Fabrizio Centofanti”. Rapporti di “amicizia” con l’imprenditore che, ha precisato Palamara, “per altro ha anche con importanti figure di vertice della magistratura ordinaria e amministrativa”.

Foto © Imagoeconomica