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Nella base statunitense niscemese, da ben prima che venisse collocato il Muos, ci sono 46 antenne che permettono alla marina militare di comunicare e che contribuiscono all'inquinamento elettromagnetico. La Difesa starebbe studiando il piano per eliminarle
di Salvo Catalano

no muoso c fabio d alessandro

Una parte della base statunitense di Niscemi che custodisce il Muos potrebbe essere smilitarizzata e tornare nella disponibilità del Comune. La premessa è d'obbligo: non si tratta di una marcia indietro sulle tre parabole satellitari contro cui da anni si battono gli attivisti, ma dentro quella base, operativa dal 1991 all'interno di un sito di interesse comunitario come la Sughereta, da ben prima che venisse collocato il Muos, ci sono 46 antenne che permettono a uomini e mezzi della marina militare statunitense, compresi aerei e sottomarini, di scambiarsi comunicazioni riservate. Ecco, al ministero della Difesa italiano da qualche tempo è attivo un tavolo tecnico che starebbe valutando la dismissione di una parte di queste antenne (la metà in realtà non è operativa), con la conseguente restituzione alla collettività di alcune zone della base. 

Al momento dal ministero non trapelano ulteriori dettagli, ma negli ultimi tempi sono diversi i segnali che vanno a conferma di quanto si muove nella massima riservatezza. Lo scorso 20 gennaio, la ministra della Difesa, la pentastellata Elisabetta Trenta, è stata in Sicilia per essere presente alla dismissione di un'altra area sino a oggi militarizzata: la base Usa Comiso, un'enorme area limitrofa all'aeroporto Pio La Torre, ceduta alla Regione che a sua volta l'ha concessa per vent'anni al Comune. In quell'occasione Trenta, nell'intervista rilasciata a La Sicilia, disse a proposito del Muos: «Da parte mia c’è tutta la volontà di chiarire ogni aspetto e andare incontro alle esigenze della cittadinanza. È quello che stiamo facendo anche con le cessioni di alcune aree, è quello che abbiamo fatto ieri a Comiso. È giusto che quelle aree di cui la Difesa non ha più bisogno in modo esclusivo siano cedute ai territori per creare sviluppo e occupazione».

Stesso schema è stato adottato poco tempo fa in Sardegna, dove il ministero ha restituito alla Regione una delle spiagge più belle della parte meridionale dell'Isola, Porto Tramatzu. Si farà altrettanto a Niscemi? La strada sembra essere segnata. D'altra parte non si tratterebbe di un regalo. In realtà infatti alla realizzazione del Muos, presentato dalla Marina statunitense come una tecnologia migliorativa rispetto alle 46 antenne NRTF, si sarebbe dovuta accompagnare l'eliminazione proprio delle vecchie antenne che usano una gamma di frequenze che va dalle ultra e altissime a quelle estremamente basse in grado di penetrare sott'acqua in profondità. Fattore di non poca importanza, visti i rischi legati all'esposizione alle onde elettromagnetiche, tema centrale nella battaglia contro il Muos.

meridionews.it

Foto © Fabio D'Alessandro

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