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cutro ignazio scorta c monica bernabedi Ignazio Cutrò
A qualche giorno dal barbaro omicidio di Marcello Bruzzese ritengo doveroso precisare quanto segue: l'antimafia istituzionale come al solito arriva tardi e sempre mal preparata a dare spiegazioni perché fatti del genere non accadano mai più; nessuno ha detto una sola parola sul dolore dei familiari di questa vittima innocente di mafia, sì perché Bruzzese non aveva mai avuto alcun coinvolgimento nell'attività della 'ndrangheta; le mafie non dimenticano mai e la loro vendetta, anche a distanza di anni, è sempre spietata contro chi ha avuto il coraggio di denunciare e testimoniare; i familiari dei testimoni di giustizia e collaboratori di giustizia sono i bersagli più ghiotti delle mafie affinché tutti imparino la lezione che denunciare può costare la vita dei propri cari; le mafie uccidono al nord come al sud e non c'è confine regionale o nazionale che metta al riparo il territorio dagli interessi economici o dalle vendette delle mafie. Da anni i testimoni di giustizia, tanto nella passata legislatura che in quella attuale, denunciano che l'interesse dello Stato nella tutela degli onesti che denunciano è subordinata a logiche di bilancio che fanno a pugni con il desiderio di sicurezza. Certo le mafie possono essere sconfitte ed in questi anni hanno subìto colpi molto duri ma smantellare o ridurre i presidi di sicurezza o peggio fare dichiarazioni, del tutto inverosimili, su una mafia sconfitta nel giro di qualche mese ha il sapore della resa e della stupidità. Qualcuno ci spieghi cosa significano le parole del Ministro Salvini quando dice che Bruzzese aveva chiesto di uscire dal programma di protezione? Significa che possiamo accettare il barbaro omicidio di un familiare di un collaboratore o di un testimone di giustizia solo perché il suo programma di protezione era in scadenza o perché la vittima aveva semplicemente fatto richiesta di uscire dal programma di protezione? Le istituzioni si sentono meno responsabili della morte di un testimone di giustizia o di un collaboratore se esso vive in località protetta o in località di origine? Ancora una volta le Istituzioni preposte quali il Ministro Salvini e, ancor più, il sottosegretario Luigi Gaetti che ha la delega sui testimoni e sui collaboratori di giustizia hanno atteso a lungo prima di far sentire la propria voce; stessa cosa dicasi per il presidente della commissione antimafia Nicola Morra. Ci sono leggi sui testimoni di giustizia che non vengono applicate sopratutto quella riguardante il reinserimento lavorativo. Sulla sicurezza dei testimoni assistiamo inermi a sottovalutazione del rischio che corriamo: intercettazioni del tutto ignorate, la fuoriuscita dal carcere dei condannati per mafia dopo che hanno scontato la pena e persino una politica istituzionale che vorrebbe ridurre al silenzio i testimoni di giustizia. Già perché di mafia devono parlare solo chi le ha conosciute leggendo qua e la un libro ma mai chi le ha veramente combattute.

Foto © Monica Bernabè