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pentito spallePalermo. "Diciamoci la verità, io sono un morto che cammina... Il fratello del collaboratore che è stato ammazzato a Pesaro è solo il primo. Temo un effetto domino. Oggi, domani, o tra un mese, potrei essere ucciso anche io. O un mio familiare. Perché non siamo protetti. E se continua così, tanto vale tornare in Sicilia, senza alcuna protezione". E' molto amareggiato, e spaventato, il collaboratore di giustizia, ex mafioso di Bagheria (Palermo), che oggi vive con la sua famiglia in una località protetta del Centro Nord. Preferisce restare anonimo perché, come sottolinea in una intervista all'Adnkronos, ha mantenuto la sua vera identità "e non voglio essere riconosciuto per non rischiare la vita mia e della mia famiglia". L'omicidio di Marcello Bruzzese, il 51enne originario di Rizziconi assassinato la sera di Natale a Pesaro e fratello del collaboratore di giustizia Biagio Girolamo, non sorprende, però, l'ex picciotto di Cosa nostra. "No, non sono affatto sorpreso - spiega il pentito di mafia, seguito dall'avvocato palermitana Monica Genovese - Prima o poi sarebbe accaduto". "Sotto protezione è solo un modo di dire - spiega - perché nessuno di noi collaboratori di giustizia, con i suoi familiari, è realmente protetto . Io sono in una località segreta, è vero. Ma senza alcuna scorta, o un'auto che passa davanti casa mia. Sulla villetta, in periferia, c'è scritto il mio nome e il mio cognome". Ma perché ha mantenuto la vera identità e non l'ha cambiata, come hanno fatto molti altri collaboratori prima di lui? "Me lo hanno consigliato gli stessi funzionari del Servizio di protezione - dice - perché anche per avere i contributi lavorativi sarebbe stato un problema in futuro. O per l'iscrizione a scuola di mio figlio". "Più che un servizio di protezione, sono un servizio di posta, perché portano la posta - purtroppo è la verità. Non siamo protetti. Portano solo le notifiche...".

AdnKronos

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