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A tre giorni dalla notizia della collaborazione del militare Francesco Tedesco con la procura di Roma, la sorella del giovane morto dopo l'arresto ha parlato in tv: "Anche se molte dichiarazioni di questi giorni sono significative io credo che la mia famiglia per prima cosa meriti delle scuse perchè oggi sappiamo verità e noi in questi anni siamo stati lasciati soli: noi non abbiamo mai mollato"

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Foto © Imagoeconomica


“Ci sono persone che sentono l’esigenza di difendere l’Arma dei carabinieri ma qui nessuno ha messo sotto accusa l’Arma ma singole persone“. A tre giorni dalla notizia della collaborazione del militare Francesco Tedesco con la procura di Roma, Ilaria Cucchi torna a commentare il caso del fratello Stefano. Lo fa in un’intervista a Mara Venier a Domenica In in cui spiega di non aver mai attaccato l’Arma ma solo alcuni singoli carabinieri. Quasi una replica a distanza rispetto alle ultime dichiarazioni di Matteo Salvini che aveva rinnovato l’invito alla famiglia al VIminale (“Le porte del ministero degli Interni sono aperte alla famiglia Cucchi e a 60 milioni di italiani per bene”) sottolineando però che “se qualcuno invece preferisce fare polemiche e attaccare un ministro e centinaia di agenti sono sue scelte”.

“Anche se molte dichiarazioni di questi giorni sono significative io credo che la mia famiglia per prima cosa meriti delle scuse perchè oggi sappiamo verità e noi in questi anni siamo stati lasciati soli: noi non abbiamo mai mollato, Stefano era ultimo ed è morto da ultimo ma i diritti non sono mai sacrificabili”, ha detto la sorella del giovane deceduto a una settimana dell’arresto, il 22 ottobre del 2009. La sera in cui fu fermato – ha raccontato Tedesco ai pm – Cucchi sarebbe stato picchiato da due militari: Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro.

“Nove anni fa – ha aggiunto Ilaria Cucchi – ci dicevano altro. Che il fotosegnalamento a Stefano non era stato fatto perchè non voleva sporcarsi le mani (per prendere le impronte digitali, ndr), il carabiniere Roberto Mandolini disse in aula che con Stefano era andato tutto bene, era tranquillo, anche simpatico per al sua parlata romana. Ora è emersa la verità: chi in aula giurò e disse il falso ora è imputato”, ha detto la sorella del geometra romano. Mandolini è uno degli imputati del processo bis: è accusato di calunnia e falso. “Quando dovevo essere sentito dal pm, il maresciallo Mandolini non mi minacciò esplicitamente ma aveva un modo di fare che non mi faceva stare sereno. Mentre ci recavamo a piazzale Clodio io avevo capito che non potevo dire la verità e gli chiesi cosa avrei dovuto dire al pm anche perché era la prima volta che venivo sentito personalmente da un pm e lui rispose: Tu gli devi dire che stava bene, gli devi dire quello che è successo, che stava bene e che non è successo niente…capisci a me, poi ci penso io, non ti preoccupare”, ha raccontato Tedesco, il carabiniere che ha ammesso il pestaggio da parte di due colleghi ai danni di Cucchi.

“Sono loro i responsabili di tutta questa perdita di tempo per la ricerca della verità”, ha detto Ilaria. “Noi- ha aggiunto  – abbiamo un problema serio quando i carabinieri che vengono a testimoniare hanno paura a dire la verità, anche perchè vediamo il trattamento riservato a Riccardo Casamassima, il carabiniere che con le sue dichiarazioni ha permesso la riapertura delle indagini e il nuovo processo. So perfettamente che la maggioranza di chi indossa la divisa sono persone perbene che compiono il loro dovere e lo fanno per noi”. Il riferimento è per il militare che con le sue dichiarazioni ha fatto riaprire il processo Cucchi. Intervistato dal fattoquotidiano.it alla vigilia della sua testimonianza in aula, Casamassima spiegava di avere paura. Dopo la sua audizione è stato trasferito e demansionato. “Ha fatto il suo dovere testimoniando la verità. Ma se in altri casi ha avuto comportamenti sanzionabili non possiamo ignorarli”, ha detto al Fatto Quotidiano il comandante generale dell’Arma Giovanni Nistri.

ilfattoquotidiano.it

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