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i diari di falcone 610Inchiesta con inediti da indagini su agende magistrato antimafia

A 26anni dalla strage di Capaci (Palermo) inedite "verità nascoste" su Giovanni Falcone, il magistrato simbolo della lotta alla mafia, potrebbero essere nascoste all'interno delle sue agende elettroniche, dalla quale sono emersi aspetti sconosciuti o poco noti oggi recuperati in un libro-inchiesta del giornalista milanese Edoardo Montolli dal titolo 'I Diari di Falcone'.

Le agende personali nei grandi casi irrisolti di cronaca hanno fatto sempre paura: quella di Borsellino è scomparsa e quelle di Falcone, esaminate dai periti Gioacchino Genchi (poi al centro di complesse questioni giudiziarie) e Luciano Petrini (assassinato nel 1996, ndr), porrebbero domande di rilievo su una serie di fatti: i presunti incontri del giudice "con funzionari russi per indagare sui finanziamenti clandestini del Pcus", come sia stato possibile "che la mafia sapesse il giorno e la data del suo viaggio a Palermo", il "viaggio di Falcone a Washington", e dove sia stato il magistrato "tra il 28 aprile e il primo maggio precedenti l'attentato".

Tra gli elementi più trattati nel libro c'è n'è uno che getta ombre inquietanti anche sulla strage di via D'Amelio: "A fine maggio 1992 Borsellino avrebbe dovuto prendere in mano l'inchiesta sulla strage di Capaci, su cui già indagava". Secondo la ricostruzione, infatti, un documento dell'ambasciata americana riportato in un vecchio volume racconterebbe come "a fine maggio 1992 il ministero della giustizia inviò da Paolo Borsellino il magistrato Liliana Ferraro, vice di Falcone agli Affari Penali, per affidare al magistrato l'inchiesta su Capaci sulla quale, secondo tale documento, Borsellino già indagava". "L'incontro - racconta Edoardo Montolli, oggetto di un dossier di Ossigeno Informazione sulla libertà di stampa - è confermato dall'agenda grigia di Borsellino. Ma, come mi ha rammentato Fabio Repici, avvocato del fratello del magistrato, Salvatore Borsellino, non è mai emerso nei processi su via D'Amelio".

Tra i quesiti del libro c'è anche quello se Giovanni Falcone stesse indagando davvero sui finanziamenti segreti del Pcus in Italia. Nel volume vengono ricostruiti "gli incontri tra Falcone e Valentin Stepankov, all'epoca procuratore generale russo che indagava sui finanziamenti occulti all'estero del Pcus". "All'epoca il governo in carica aveva stabilito per la prima volta eccezionali rapporti commerciali con la Russia e dalle agende emergeva il ruolo di Falcone nel delicato compito di gestire il caso di un episodio di spionaggio ai danni della Nato da parte di un funzionario dell'ex Urss, al quale era stata infine concessa la grazia - afferma Montolli - Nel volume si racconta che, tre giorni prima di morire, Falcone, dopo aver incontrato un funzionario dell'ambasciata russa, andò a cena con l'ambasciatore americano Peter Secchia e forse anche il direttore dell'allora Fbi".

ansa.it

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