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L'ex poliziotto è stato colpito da un malore il 21 agosto 2017 quando stava tirando la barca sulla spiaggia di Montauro, in provincia di Catanzaro. Dopo la morte, la procura aveva disposto l’autopsia che ha accertato come l'uomo sia morto per cause naturali così la moglie, Ivana Orlando, ha chiesto la restituzione dei beni

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di Lucio Musolino
A quasi un anno dalla morte di Giovanni Aiello, il gip di Reggio Calabria Natina Pratticò ha disposto il dissequestro dei suoi due appartamenti, dei cellulari, della barca da pesca, dell’auto e della moto. La notizia è stata pubblicata stamattina sulla Gazzetta del Sud. L’ex poliziotto Aiello era accusato di essere Faccia da mostro, il killer con il tesserino dei servizi segreti accusato da citato da diversi pentiti. Lo

Accusato di avere avuto un ruolo nel fallito attentato dell’Addaura contro Giovanni Falcone, nelle strage di via D’Amelio e nel delitto dell’agente di polizia Nino D’Agostino, Aiello era stato collegato anche all’omicidio di un bambino negli anni ottanta e del commissario Ninni Cassarà. L’ex poliziotto è stato colpito da un malore il 21 agosto 2017 quando stava tirando la barca sulla spiaggia di Montauro, in provincia di Catanzaro.

Subito dopo la Direzione distrettuale di Reggio Calabria e il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo hanno emesso un decreto di sequestro dei suoi beni. L’uomo era stato già oggetto di perquisizione nell’ambito dell’inchiesta “’Ndrangheta stragista” per i suoi rapporti con l’ex numero 2 del Sisde ed ex capo della squadra mobile di Palermo Bruno Contrada e con un altro agente dei servizi, Guido Paolilli. Quest’ultimo, infatti, era entrato in contatto con Contrada quando questi è stato interrogato a proposito dei suoi rapporti con lo stesso Aiello.

Dopo la morte, la procura di Catanzaro aveva disposto l’autopsia. Per gli inquirenti, infatti, c’era il fondato motivo di ritenere che “l’improvvisa scomparsa di Aiello possa dipendere da un reato”. L’autopsia, eseguita dalla medico legale Maria Chiarelli, ha accertato che Giovanni Aiello è morto per cause naturali così la moglie, Ivana Orlando, ha chiesto la restituzione dei beni del marito.

Una dissequestro contro il quale si è opposta la Dda di Reggio Calabria che sta ancora indagando e voleva mantenere i sigilli “al fine di completare i dovuti approfondimenti volti ad accertare la presenza di elementi di prova in grado di allargare il quadro indiziario a disposizione, non potendosi escludere in questa sede l’estensione dello stesso a soggetti quali potenziali concorrenti eventuali dell’Aiello nel delitto oggetto di contestazione”.

Abbandonando il linguagio giuridico, anche se Aiello è morto la Dda non può escludere che i segreti che si è portato nella tomba possano riguardare anche altri complici sui quali si può ancora indagare. “Leggasi – scrivono i pm e riporta il gip nel decreto di dissequestro – Bruno Contrada, Guido Paolilli, Vito Teti, i fratelli Gagliardi e i loro prossimi congiunti”. Ad aprile si è tenuta l’udienza davanti al gip Natina Pratticò che il 7 maggio ha accolto la richiesta di dissequestro degli avvocati Eugenio Battaglia e Ugo Custo e ha disposto la restituzione dei beni di Aiello alla moglie. Leggendo il provvedimento si percepisce chiaramente la divergenza di vedute tra la Dda e il gip secondo cui “l’intera vicenda, allo stato, si muove in un ambito di ipoteticità impalpabile”.

Il giudice, infatti, scrive: “Le esigenze probatorie connesse al decesso dell’Aiello sono venute meno a seguito dell’espletamento della consulenza medico-legale che ha escluso l’esistenza di qualsivoglia reato in relazione alla morte di quest’ultimo”. Per il gip, in sintesi, sarebbe venuta meno l’esigenza probatoria anche per l’eventuale accertamento del reato ascritto ad Aiello ormai “estinto per intervenuta morte del reo”. Ecco perché i beni sequestrati ad Aiello, a parere del gip, non possono restare a disposizione della Procura distrettuale neanche come strumenti probatori per “altri reati eventualmente ascrivibili a terzi”. Nei confronti dei quali, però, la Dda non ha fornito indicazioni precise. Almeno secondo il giudice Pratticà. Un modo, probabilmente, per non riversare in atti pubblici documenti e valutazioni al vaglio del procuratore aggiunto Lombardo che sta ancora indagando. Adesso, infatti, un eventuale spiegazione in un procedimento per dissequestro avrebbe potuto compromettere tutta l’inchiesta sul ruolo dei servizi segreti nella stagione delle stragi. “La genericità dei dati forniti – conclude il gip che restituisce i beni alla moglie di Aiello – priva questa autorità giudiziaria del potere di una pur sommaria verifica della sussistenza del fumus del rapporto di pertinenza dei beni con il reato per cui si sta procedendo”.

ilfattoquotidiano.it

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