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chinnici rocco bndi Manfredo Gennaro
In un momento storico in cui la Sicilia e l’Italia ci si mostrano anzitutto come un cumulo di macerie morali ed istituzionali è difficile scrivere qualcosa che non sia falso.
Ma rimane il convincimento che la storia sia ancora aperta e che il sacrificio di chi ha agito per un futuro differente non sia stato vano.
Un futuro che sembra passato ma non invece è ancora possibile, nel momento in cui a Palermo, nel silenzio quasi irreale dei mezzi di informazione, giunge a conclusioni il processo sulla trattativa Stato-mafia e ancora si attaccano senza alcun senso del pudore i pochi magistrati che si ostinano a fare il proprio dovere.
Lo voglio ricordare con le sue parole pronunciate di fronte al Csm il 25 febbraio 1982:
“Palermo è una città sonnolenta,piena di mafia, non è soltanto a livello della gente comune che si evita di parlare, ma anche a certi livelli. Io vi prego di tenere presente questo fatto, che a Palermo c'è una situazione di estremo disagio, io non so a chi affidare i processi perché non ho magistrati, e guardate che le minacce non le ho avute soltanto io.
Una domenica ho trepidato fino a quando non ho saputo che il collega era a casa, perché mi telefonano i carabinieri preoccupatissimi perché all’Ucciardone era partito l’ordine di uccidere Borsellino.
Una notte alle undici mi arriva una telefonata e mi informavano che dall’America avevano saputo che Falcone doveva essere ucciso in America; non si può vivere, anche se uno ha un buon sistema nervoso, non si può vivere in questo modo, perché se io avessi 12, 14 giudici istruttori io dividerei i processi.
Di fatto, giudici ai quali posso affidare questo tipo di processi debbo dire che ne ho 2 o 3 al massimo. Ecco perché io ho un notevole carico di questo tipo di processi.”
Tanti auguri Rocco Chinnici, tanti auguri Paolo Borsellino.

Tratto da: facebook.com/Collusi

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