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monte dei paschi c ansa alighiero palazzoL'inchiesta parlamentare se la prende con Bankitalia e Consob: ma anni di ritardi e omissioni da parte dei partiti hanno spianato la strada ai disinvolti affari dei banchieri. E molti onorevoli membri della Commissione hanno avuto rapporti stretti con gli istituti ora sotto accusa
di Vittorio Malagutti
Anni di ritardi, omissioni e leggi sbagliate. Così la politica ha creato le condizioni che hanno portato ai crack a catena e al falò miliardari del pubblico risparmio. E adesso gli stessi partiti che hanno contribuito al disastro pretendono di accertare colpe e responsabili delle crisi bancarie. Nella commissione d'inchiesta parlamentare istituita per indagare sui dissesti sono numerosi i deputati e i senatori in conflitto d'interessi, perché in passato hanno avuto rapporti con le istituzioni che ora sono al centro delle accuse. L'Espresso in edicola domenica 3 dicembre con Repubblica ricostruisce le relazioni pericolose dei membri della commissione con il mondo bancario e racconta le scelte della politica che hanno finito per favorire i banchieri corrotti.

Esemplare il caso del deputato Pd Franco Vazio, già membro del consiglio di amministrazione di Carisa, la banca di Savona controllata dalla Carige, travolta da perdite e costretta a chiedere 700 mlioni in Borsa per evitare il crack. Vazio nel 2013 si era speso in un pubblico attestato di stima per Giovanni Berneschi, il presidente di Carige arrestato nel 2014 e di recente condannato per truffa e riciclaggio.

La lista dei membri della commissione in potenziale conflitto d'interessi comprende molti altri nomi, tra cui Francesco Bonifazi, il deputato toscano del Pd amico di Maria Elena Boschi, e il senatore siciliano di Forza Italia, Antonio D'Alì, legato a uno degli avvocati di Giovanni Zonin, l'ex patron della Popolare di Vicenza.
Come ricostruisce l'inchiesta dell'Espresso, le crisi bancarie che hanno bruciato risparmi per miliardi potevano essere evitate se il Parlamento non avesse rinviato per anni riforme decisive come quella delle Popolari, imposta per decreto solo nel 2015, o delle fondazioni bancarie, varata anche questa due anni fa. Troppo tardi per evitare i crack.

video espresso crack banca

Nel caso del Monte dei Paschi, la fondazione che controllava l'istituto è arrivata a indebitarsi per centinaia di milioni pur di non perdere il controllo sulla banca senese. Era il governo a possedere le chiavi d'accesso per metter fine alla corse verso il disastro. Per legge infatti la vigilanza sulle fondazioni spetta al ministero dell'Economia. Ma gli esecutivi che si sono succeduti per una quindicina d'anni, quelli di centrosinistra come quelli a guida berlusconiana, si sono ben guardati dall'intervenire a Siena.

espresso.repubblica.it

Foto © Ansa/Alighiero Palazzo