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la mafia dimenticataNel panorama della pubblicistica di Umberto Santino, “La mafia dimenticata” ha un carattere particolare, in quanto ricostruisce l’attività delle associazioni mafiose nei primi decenni successivi all’Unità d’Italia. L’opere di Umberto Santino riporta documentazione di rilievo e, per il taglio editoriale, costituisce pertanto una novità nella bibliografia dell’autore.
Vengono pubblicati per la prima volta integralmente i rapporti redatti tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento da Ermanno Sangiorgi, Questore di Palermo, che tracciò un profilo della mafia molto simile a quello che sarebbe emerso novant’anni dopo, con le rivelazioni dei collaboratori di giustizia: un’associazione strutturata, con capi, gregari e un vasto sistema di relazioni.
“La mafia dimenticata” propone una analisi complessiva del fenomeno: come una istantanea fotografa gli avvenimenti dando l’idea di cosa sia stata non solo la Mafia ma anche l’Antimafia in un periodo cruciale quale quello successivo all’Unità d’Italia.

Nei capitoli introduttivi viene messo in rilievo come il concetto di Mafia si sia stratificato. Dopo il 1860-1861 si forma uno Stato che ha come oppositori la Chiesa e gran parte della popolazione meridionale e, inoltre, ha anche una scarsa considerazione internazionale. Questo nuovo Stato non riesce ad ottenere una supremazia e viene a patti con apparati criminali e delinquenziali per ottenere un maggiore consenso anche in rapporto all’accresciuto corpo elettorale che, di conseguenza, ha esteso il diritto a rivestire cariche pubbliche.
Vi è una “trattativa” ante litteram, quasi continua, e ci si accorge della Mafia solamente quando vi è un’emergenza plateale, altrimenti tutto rientra nella “norma” e se ne mette in dubbio l’esistenza stessa.
“La mafia dimenticata” è anche un libro profondo, pieno di spunti, ricchissimo, frutto di un lavoro svolto per anni. Per quasi venti anni Umberto Santino ha lavorato su questi documenti. Vi è un approccio diverso nella lettura della storia fenomeno mafioso. Vi sono molte storie della Mafia, alcune basate su documenti noti. In questo caso Santino scopre delle perle, documenti preziosi come la “Bolla di componenda” con cui la Chiesa cattolica condonava i reati dietro versamento di una somma di denaro.
A p. 17 Umberto Santino afferma:

“La Mafia è insieme, comportamento e stile di vita, modo di essere, gruppo più o meno strutturato, insieme di gruppi con organismi di coordinamento e di comando, organizzazione piramidale e verticistica oppure alternativamente comportamento o organizzazione, modo di essere o associazionismo”.

Non si scorgono all’interno del testo di Umberto Santino, delle posizione del tutto nette. Anche i personaggi li descrive come un etnografo che guarda senza giudicare.
Neanche nei riguardi di Sangiorgi c’è uno slancio particolare o una qualche sorta di innamoramento, anche se è il primo che costruisce un pensiero critico sulla Mafia, elaborando le categorie all’interno delle quali ancora oggi riusciamo a inquadrare e definire questa associazione criminale. Quello che colpisce delle vicende narrate in questo libro di Umberto Santino è l’estrema attualità che si riscontra nell’enorme mole di materiale documentario relativo alle vicende ricostruite.

Nella quarta di copertina de “La mafia dimenticata” si riporta una frase significativa:

“I caporioni della mafia stanno sotto la salvaguardia di senatori, deputati ed altri influenti personaggi che li proteggono e li difendono, per essere poi, alla lor volta, da essi protetti e difesi” (Ermanno Sangiorgi, Questore di Palermo, 1898)

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