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musella adriana 610La guardia di Finanza ha dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo di beni per 75 mila euro emesso in via d'urgenza nei confronti di Adriana Musella, fondatrice di 'Gerbera gialla-Riferimenti': "Voglio un processo subito"
di Alessia Candito
REGGIO CALABRIA. Sulla carta, quei fondi avrebbero dovuto essere utilizzati per contrastare l'influenza dei clan in terre martoriate dalla loro ingombrante presenza. Ed invece non solo sono stati sperperati in attività che con l'antimafia non hanno nulla a che fare, ma si sono anche trasformati in un "tesoretto" personale di Adriana Musella, fondatrice e presidente della presidente dell'associazione Gerbera gialla - Riferimenti.

Per questo motivo, per ordine del procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e del pm Sara Amerio, questa mattina la Guardia di finanza ha sequestrato beni per 75mila euro riconducibili alla presidente della nota associazione antimafia, attualmente indagata per malversazione.

"Voglio un processo e lo voglio in tempi brevi. Porterò le carte ai magistrati per difendermi da questo castello di accuse", ha detto Musella, che si è definita profondamente scossa. "Posso solo dire - ha dichiarato in lacrime all'Agi - che ho  lavorato per 25 anni in cui ho dato molto e che non merito questo trattamento. Posso aver commesso qualche errore; presiedevo un'associazione e non una banca. Errori posso averne fatti. Dovrò riguardare tutte le fatture, portare le carte al processo per difendermi. Sono tranquilla e in buona fede. È chiaro che se la Guardia di Finanza acquisisce i documenti relativi a 10 anni di attività, qualche irregolarità può emergere, ma non può trattarsi delle somme che mi vengono contestate. Tutti mi conoscono - aggiunge - e sanno come ho lavorato".

Secondo quanto emerso dalle indagini, dal 2002 ad oggi, la Gerbera gialla avrebbe ricevuto fondi per oltre 450mila euro per finanziare le proprie attività. Sui suoi progetti, hanno nel tempo investito numerosi enti pubblici, fra cui il Consiglio regionale della Calabria, le Province di Reggio Calabria, Vibo Valentia, Verona, Salerno, i Comuni di Santa Maria Capua a Vetere, Bollate, Gioia Tauro, il M.I.U.R., il Consiglio Ordine degli Ingegneri di Salerno e la Camera di Commercio di Reggio Calabria. Ma - ha svelato la guardia di Finanza - non tutti i contributi generosamente elargiti sono stati destinati alla "costruzione della cultura antimafia" promessa dall'associazione.

Dal 2010 al 2015 parte di quei fondi hanno preso strade diverse. Oltre 55mila euro sono stati utilizzati per finalità ritenute estranee a quelle associative, mentre altri 20mila euro sono diventati strumento di liquidità "personale" aggiuntivo, cui la presidente dell'associazione faceva ricorso. Un tesoretto personale, insomma.

Interrogata a lungo nei mesi scorsi dai magistrati, Musella ha sempre negato ogni addebito e si è sempre detta "serena" riguardo l'inchiesta in corso. Già in passato erano però emerse alcune criticità nella gestione dei generosi finanziamenti ricevuti e utilizzati anche per incarichi assegnati a figli e familiari, pranzi e cene organizzati presso locali di parenti, tasse, parcheggi, acquisti, viaggi in taxi, soggiorni in albergo e pranzi e cene al ristorante.

Tutte circostanze - inclusi gli incarichi assegnati ai figli - confermate e difese con una serie di post pubblici e lettere aperte da Musella,
che ha sempre bollato come "pesante attività di delegittimazione" la diffusione di notizie al riguardo. Un'interpretazione con cui la Procura di Reggio Calabria - alla luce del provvedimento eseguito oggi - non sembra essere d'accordo.

repubblica.it

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