Per Guardian “servizi esemplari” ma le tv italiane lo ingnorano
In queste ore i big della finanza e i capi delle Fondazioni bancarie da Francesco Profumo ad Antonio Maria Marocco, passando per Matteo Melley, Mario Bozzo, Flavio Repetto, Paolo Cavicchioli, Gianni Borghi, Leone Sibani e Aldo Poli stanno ricevendo una lettera da Klaus Davi. Si tratta dei presidenti di quelle fondazioni che operano nei territori contaminati dalla presenza della criminalità organizzata. Nella missiva si chiede un finanziamento per il format televisivo del massmediologo, che da ormai due anni sta realizzando inchieste giornalistiche molto forti sulle principali famiglie di 'ndrangheta recandosi, con il coautore Alberto Micelotta, fin dentro le case dei boss. I servizi TV, prodotti in collaborazione con il network calabrese RTV, hanno un grande successo in rete.
Davi aveva collaborato con Eleonora Daniele per il programma Rai "Storie Vere", realizzando alcuni servizi sul tema, ma la collaborazione è stata stoppata dal direttore di Rai Uno Andrea Fabiano per motivi “burocratici”. Nonostante le proteste di numerosi parlamentari come Stefano Esposito, Mario Michele Giarrusso. Emanuele Fiano e Matteo Salvini, il direttore di Rai Uno ha completamente ignorato la cosa.
La nuova stagione Rai è ripartita ma i servizi di Davi continuano a circolare solo sul web e sulle tv locali, nonostante a suo favore si sia schierata Maria Zuppello, una delle più importanti producer dell'autorevole "The Guardian", che ha definito i reportages di Klaus Davi "interessantissimi ma completamente ignorati in Italia. Di qui l'iniziativa di rivolgersi alle fondazioni bancarie che operano nei territori di 'ndrangheta, organizzazione attiva ormai in tutto il paese.
L’attività di Davi e Micelotta non è indolore. Solo pochi giorni fa Federico Cafiero de Raho, procuratore capo di Reggio Calabria, ha confermato ad "Ossigeno" (l'Osservatorio promosso da FNSI e OdG sui cronisti minacciati e sulle notizie oscurate - NDR) le indagini sulle continue minacce e aggressioni subite da Davi ad opera di esponenti delle famiglie di 'ndrangheta. “I suoi servizi diretti, penetranti e inequivocabili danno profondamente fastidio ai clan” ha dichiarato il procuratore De Raho. Ma evidentemente al servizio pubblico (e alla politica) non interessa.
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