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Nessuna tutela da parte dello Stato, la legge è ferma al palo

Oggi le piccole hanno sei e quasi quattro anni. "Sanno che sono morti, ma non come". La pet therapy e le storie dalla buonanotte per farle diventare più forti


femminicidio claudia

Ogni sera, Stefania Mattioli dà la buonanotte alle sue due nipotine leggendo storie di donne che ce l'hanno fatta contando solo sulle loro forze. Vuole farne delle bambine autonome, nella speranza che diventino adolescenti e poi adulte indipendenti e consapevoli.

Stefania ha sessantuno anni e un dolore grande, il più grande per una mamma, da addomesticare. Stefania aveva una figlia, Claudia Ferrari, uccisa dall'ex convivente. Di lei le restano fotografie, bigliettini, i ricordi di una vita e le due bambine, sei e quasi quattro anni, nate dalla relazione con Massimo Di Giovanni, l'uomo che in una mattina di giugno di due anni fa in un parcheggio alla periferia di Roma l'ha freddata con due colpi di pistola, rivolgendo poi l'arma contro se stesso. Da quel giorno, che ha spazzato via per sempre tutto quello che c'era prima, per Stefania è iniziata un'altra vita. È lei, che le ha in affidamento e fa loro da tutore, a prendersi cura delle figlie di Claudia "e, le assicuro - dice all'HuffPost - che è un impegno gravoso, sia dal punto di vista psicologico che fisico che economico".

Stefania, Claudia e la vita spezzata. Da Roma, dove Claudia si era trasferita e aveva trovato lavoro all'Atac, conosciuto Di Giovanni e dove erano nate le loro bambine, Stefania, che aveva raggiunto sua figlia "per darle una mano quando, a novembre 2014, l'ex convivente aveva deciso di andarsene di casa per poi iniziare a perseguitarla in maniera sempre più insistente", è tornata con le nipoti a Latina, la città d'origine. "Qui, con il sostegno dell'ex marito, di mia cognata, di alcuni amici, ho creato una rete, una pseudo famiglia, ma al netto di questo supporto che pure è importante - spiega Stefania - per la stragrande maggioranza del tempo sono io ad occuparmi di loro: le porto a scuola, in piscina, a danza, ci tengo che studino l'inglese e non abbiano niente di meno di quello che hanno i bambini di oggi". E poi c'è l'aspetto più strettamente psicologico, fondamentale in un'età in cui entrambe le figlie di Claudia iniziano a rendersi conto dell'assenza della mamma. Per questo Stefania, convinta sostenitrice della pet therapy, ha deciso di adottare un cagnolino e un gattino e far seguire la nipote più grande da una psicologa, "privatamente perché dal Comune non mi è arrivato alcun sostegno, né a Roma né a Latina".

Un grosso aiuto le viene dall'azienda dove lavora come impiegata da 39 anni. "Mi hanno pagato l'avvocato e lo psicologo e ora che ho chiesto un part time per seguire le bimbe e dunque lo stipendio si è ridotto, i miei colleghi si sono autotassati per integrarmelo. Per fortuna posso contare su dirigenti e colleghi sensibili e attenti, che hanno compreso il peso, anche di natura economica, che grava sulle mie spalle - sospira Stefania - le mie bimbe percepiscono 600 euro di pensione in due, troppo poco per assicurare loro anche il minimo indispensabile". Stefania ha pagato i debiti lasciati dall'ex convivente della figlia perché non ricadessero sulle spalle delle sue nipoti, ha fittato l'appartamentino di proprietà di Claudia e utilizza gran parte di quel che guadagna per crescere le sue bimbe.

I giorni scorrono consumati dalla rabbia "per quello che è accaduto a mia figlia, che amava la vita, aveva due lauree, aveva viaggiato tanto ed è finita con un uomo che, pur avendo un ottimo lavoro, era uno spiantato" e dalla necessità di far quadrare i conti per garantire una quotidianità quanto più normale possibile a quelle che lei chiama "le mie bimbe" e lo Stato "orfane di femminicidio".

"Uno Stato che però oltre questa definizione non va - spiega Stefania - al momento non è garantito alcun supporto a questi bambini, che esistono, non sono fantasmi".

Legge ancora al palo. Di recente, l'approvazione del disegno di legge che tutela gli orfani di femminicidio, che, già passato alla Camera e attualmente in Commissione Giustizia del Senato, avrebbe potuto saltare la tappa in Aula in Senato, è stata bloccata dal "no" dei senatori di Forza Italia, Gal e Lega. Il motivo starebbe nel fatto che nel testo si fa riferimento ai figli delle unioni civili.

Esattamente il caso delle nipoti di Stefania. "E allora - chiede la donna - le mie bimbe sono persone di serie B solo perché i loro genitori erano uniti civilmente? La verità è che questa legge è stata fatta da chi non conosce la questione ed è stata votata da chi la conosce ancora meno". E tuttavia per Stefania, "pur con carenze evidenti e lacune grossolane", il ddl va approvato al più presto, in modo da segnare una prima tappa su un cammino "che certo va modificato, ma che almeno è iniziato. Vogliamo capirlo o no che, al di là della buona volontà e della disponibilità anche economica di chi se ne occupa, questi bambini hanno bisogno di tutele e garanzie che solo lo Stato può fornire?".

I numeri e le vittime. Dal 2000 a oggi, stando ai dati in possesso dell'associazione Differenza Donna ONG, in Italia sono 1628 i figli e le figlie rimasti orfani di femminicidio.

Dall'ultimo rilevamento di SOS stalking risulta che nei primi cinque mesi del 2017 gli orfani sono 22 (più un feto di 6 mesi morto con la donna che lo portava in grembo). Nel 2015 i bambini rimasti orfani per femminicidio sono stati 118, 84 nel 2016. I femminicidi, invece, sono stati 110 nel 2016, 116 nel 2015, 110 nel 2014 e 138 nel 2013. Da gennaio a maggio scorsi SOS stalking ha registrato 22 femminicidi.

"Contrariamente al trend di inizio anno - fa notare l'avvocato Lorenzo Puglisi, presidente e fondatore dell'associazione - ad oggi sembrerebbe esserci stata una riduzione abbastanza importante dei numeri. Parliamo di una donna uccisa ogni sei giorni, contro i tre di media dello stesso periodo dell'anno scorso. Ci vuole cautela, è presto per parlare di un dimezzamento, ma alla fine di maggio del 2016 le vittime erano già 46 contro le 22 di oggi".

Vittime, però, sono anche quelli che, dopo un femminicidio, restano senza mamma e qualche volta, come nel caso delle nipoti di Stefania, senza padre.

Per questo anche Puglisi, come pure i rappresentanti di Differenza Donna, restano convinti della necessità di approvare al più presto la legge che tuteli gli orfani del femminicidio e che, in sostanza, si sia persa un'occasione "per avviare un discorso che va approfondito, ma è fondamentale per la civiltà del nostro Paese. Il testo ora in esame va migliorato - fa notare Puglisi - ma rappresenta un primo passo di un cammino che va nella giusta direzione. In passato c'è stato pure il marito omicida, ritenuto colpevole, che ha usufruito della pensione di reversibilità della moglie che aveva ucciso. Ecco, questa legge annulla tale diritto".

Gratuito patrocinio, assistenza legale a spese dello Stato sia per il processo penale che civile, pensione di reversibilità ai figli delle vittime, senza obbligo di restituzione, pene più severe per gli assassini, istituzione di un fondo di solidarietà per borse di studio e iniziative per il reinserimento al lavoro: sono alcuni dei provvedimenti del ddl. "Ritengo che debba essere implementato l'intervento dal punto di vista finanziario, specie per la tutela della salute e dello studio di questi orfani - conclude Puglisi - ma è fondamentale approvare il ddl, meglio questo che l'assenza di normativa. Le conseguenze che le vittime cosiddette 'secondarie' subiscono sono molte e spesso irreparabili: dal trauma dello shock per aver assistito in alcuni casi all'omicidio o per il lutto violento, all'indigenza, alla mancanza di una educazione adeguata e di una guida in un'età molto delicata per la propria crescita".

E dopo, che ne sarà? Lo sa bene Stefania, che guarda le nipoti e pensa al giorno in cui dovrà spiegare a entrambe le circostanze in cui sono morti i loro genitori. "Sanno che sono morti, ma non come", dice in un soffio. Lei, che, nell'attesa di quel momento, per renderle più forti, per far capire che "devono essere autonome e indipendenti" per trasmettere un'energia "che da quando è successo il fatto io manco so da dove mi arriva", accompagna anche la buonanotte con gli esempi delle donne da prendere a esempio.

In mezzo c'è la somma dei giorni scandita dai vaccini, e poi la scuola, lo sport, tutte le altre spese da pagare. E il rovello: "Quando io, tra qualche anno, potrò contare solo sulla mia pensione, che ne sarà di loro? Ecco perché è necessario che lo Stato istituisca per legge un Fondo con risorse da far distribuire agli Enti locali, sulla base delle rendicontazioni presentate da chi si occupa di questi orfani. Come si può di garantire loro il diritto allo studio solo attraverso borse di studio?".

Le sue bimbe intanto crescono, sono passati due anni dalla scomparsa di Claudia, ma Stefania cerca ancora la figlia. "Mi capita di girarmi a cercare i suoi occhi, di pensare di telefonarle per chiedere un consiglio. Vorrei che vedesse le bambine, credo sarebbe orgogliosa di come stanno venendo su".

Non ha ancora trovato il coraggio di andare al cimitero, "ma il pensiero è sempre con lei". E poi il senso di colpa come un chiodo piantato nel cervello, un laccio che stringe il cuore. "Penso spesso di non averla saputa proteggere, eppure ho fatto di tutto per cercare di tenere lontano quell'uomo da mia figlia e dalle bambine, avevamo denunciato, ma anche le forze dell'ordine posso poco dinanzi alla lucida follia di questi uomini stalker, avevamo fatto installare le telecamere. Le avevo proposto di tornare a Latina, mi rispose che lui l'avrebbe trovata. Lo ha fatto e l'ha voluta portare via con sé. La mia vita di prima non esiste più, partecipo alle associazioni e manifesto contro il femminicidio eppure non posso credere sia successo. Non lo accetto, è un dolore troppo grande".

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