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lumia c barbagallo 2L'incipit è di quelli secchi: "Legislatura 17 Atto di Sindacato ispettivo", la pubblicazione risale al 4 luglio scorso, seduta n. 850 e a firmarlo è il senatore Giuseppe Lumia (PD). Il tema riguarda il caso di Angelo Niceta e l'ex presidente della Commissione antimafia si rivolge espressamente al ministro dell'Interno Marco Minniti. "Premesso che - esordisce il senatore -  secondo quanto risulta all'interrogante Angelo Niceta, discendente di una storica famiglia della borghesia commerciale palermitana che opera nel settore del tessile, ha cominciato da giugno 2017 uno sciopero della fame che lo sta debilitando e riducendo in gravi condizioni di salute. Circa un anno e mezzo fa, aveva deciso di andare contro la propria famiglia, denunciando possibili collegamenti dei suoi stessi familiari con la mafia, ovvero con i più alti esponenti di Cosa nostra tra cui Bernardo Provenzano, i fratelli Guttadauro, il latitante Matteo Messina Denaro, le famiglie Scaduto e Graviano. Ha deposto inoltre al processo sulla trattativa Stato-mafia, acquisendo per tali ragioni lo status di testimone di giustizia, chiesto nel 2015 dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo su proposta dei pubblici ministeri Nino Di Matteo e Pierangelo Padova. Ad oggi Niceta gira libero per Palermo, senza alcuna protezione. Come emerge infatti da numerose notizie di stampa, inspiegabilmente, la commissione centrale del Ministero dell'interno ha inserito Niceta tra i collaboratori di giustizia, che qualifica i soggetti interni all'organizzazione criminale che forniscono notizie in cambio di benefici processuali, sebbene all'imprenditore palermitano non sia mai stato contestato alcun tipo di reato legato alla mafia. Inoltre, una recente delibera proveniente dal Ministero dichiara il caso Niceta coperto da segreto di Stato. Sembra che le dichiarazioni da lui rilasciate gettino accuse rilevanti sul rapporto occulto tra mafia, massoneria, imprenditoria e politica. Nonostante ciò, Niceta e la sua famiglia (moglie e 4 figli) rischiano di essere lasciati soli e senza quelle garanzie di tutela, sia sul piano della sicurezza che sul piano economico, previste per i testimoni di giustizia. Angelo Niceta, ad oggi, non ha un lavoro, vive sotto la soglia di povertà, e sopravvive grazie al contributo di alcune persone. Angelo Niceta chiede che lo Stato rispetti le leggi, garantendogli quelle misure di protezione previste in questi casi e attribuendogli lo status di testimone e non di collaboratore di giustizia". Nella parte finale del suo intervento Lumia chiede quindi di sapere "come venga valutata la discrepanza tra il parere della DDA di Palermo che riconosce la qualità di testimone di giustizia e quello della commissione centrale che invece classifica Angelo Niceta come collaboratore" e infine se il Ministro dell'Interno "intenda rivalutare lo status di Niceta alla luce di un'ulteriore istruttoria che richiami il parere della DDA di Palermo, al fine di concertare una sola e convergente valutazione". Un'ennesima domanda che attende urgentemente una risposta istituzionale.

Foto © Giorgio Barbagallo

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