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una strage semplice con sfondodi Lele Liguori
Una strage semplice” è la storia di una strage che si compie in due atti. La seconda è la prosecuzione della prima. La strage di Capaci, del giudice Falcone, ucciso insieme a sua moglie Francesca Morvillo e ai tre agenti di scorta Rocco Dicillo, Antonio MontinaroVito Schifani. Era il 23 maggio del 1992. Il secondo atto è la strage di via d’Amelio, del giudice Borsellino e dei suoi  agenti Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie  Cosina e Claudio Traina. Era il 19 luglio 1992. Il libro di Nando dalla Chiesa, scrittore, professore ordinario di sociologia  della criminalità organizzata alla Statale di Milano, spiega perché Capaci e via D’Amelio sono un’unica strage. Per farlo, Nando dalla Chiesa chiarisce sin dalle prime pagine del libro il metodo utilizzato: non serve inseguire “misteri insoluti” o “dietrologie”.

Basta “una ricostruzione diversa di quello che già si sa”. E allora si scopre che a  causare la strage di Capaci “non fu solo la consueta combinazione di mafia,  politica e servizi segreti”.  Capaci e via d’Amelio, le stragi del 1992, sono state il risultato di un’unica “causale discriminante”, racconta il professor dalla Chiesa. E su questa  causale convergono interessi diversi, non solo di Cosa nostra, non solo della politica, ma anche di pezzi di potere economico che per anni si muovono sull’asse nord-sud, in entrambe le direzioni. “Da Sud verso Nord – scrive Nando dalla Chiesa nel libro – con le valigie di narcodollari che viaggiavano da Palermo alla volta di Milano […] Ma anche viaggi da Nord verso Sud. Sempre più viaggi delle imprese settentrionali verso la Sicilia. Per partecipare ai grandi progetti speciali”. La “causale” delle stragi è il progetto della Procura Nazionale Antimafia, che diventerà legge soltanto nel novembre del 1991.

L’idea che da quella procura Falcone potesse dirigere indagini su scala nazionale, su quegli interessi convergenti tra mafia politica e imprese, così come aveva fatto a  Palermo con il Maxiprocesso, “spaventava – scrive dalla Chiesa – l’Italia decisa a convivere con la mafia”. E dopo Capaci, non appena si chiarisce che Borsellino sarebbe potuto arrivare ai vertici della Procura Antimafia, ecco che la stessa “causale discriminante” mette in moto il meccanismo della convergenza di interessi che porterà anche alla strage di via D’Amelio. “Una strage semplice” è un libro rivelatore, mostra con tutta evidenza “la montagna che abbiamo davanti”, le ragioni delle stragi del ’92, senza dover  cercare nei cassetti dei misteri. Ragioni maturate in una progressione di eventi durata un decennio. "Con questo libro – ha detto Nando dalla Chiesa  durante la presentazione alla Casa della Memoria di Milano – racconto un  pezzo della mia vita, perché sono stato dentro questa storia culminata in quella strage in due atti”.

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