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capaci copyright shobha 2L'ultimo sorriso di uno degli agenti di scorta di Giovanni Falcone nel racconto di una mamma alla propria figlia: "Fece un cenno gentile alle ragazze che lavoravano nella parrucchieria sotto casa del giudice, in via Notarbartolo, e andò via". Il ricordo  commosso di un padre : "Ero stato appena assunto come infermiere a Villa Sofia, il 19 luglio c'erano poche persone in servizio. Dopo un momento di smarrimento, facemmo qualche telefonata ai reparti. La solidarietà dei colleghi fu molto generosa. Arrivarono medici e infermieri, 30 persone pronte a dare una mano d'aiuto. Nel giro di due ore arrivarono più di cento feriti. Grida, pianti, confusione".

I genitori della scuola Alcide De Gasperi raccontano ai figli le stragi del 1992. Ed emergono particolari inediti di quei giorni, storie piccole e grandi di una città che ha spesso dimenticato troppo in fretta. Loro, invece, hanno ricordato.  Avevano vent'anni, o poco più, quei papà e quelle mamme che oggi sono gli autori di un libro molto particolare voluto dalla scuola: “Io ti racconto…i genitori narrano ai figli le stragi del ’92 e la ribellione di Palermo”. Verrà presentato giovedì 22 giugno, nell’atrio della Biblioteca Comunale di Palermo, a partire dalle 17,30. Presenterà l’evento la giornalista Rai Tiziana Martorana. All’interpretazione degli attori Sandro Dieli e Viviana Lombardi è affidata la lettura di alcuni stralci del libro. Mentre a fare da contrappunto alle parole, saranno le note del clarinetto di Rosario Guzzetta e del violino di Olwen Miles.

Manfredi Borsellino parla ai figli Merope, Paolo e Fiammetta, di "due palermitani come noi, due uomini onesti e leali, uno dei quali voi avete iniziato a conoscere un po' meglio perché si tratta di vostro nonno, (che) dopo avere combattuto una lotta intensa e ininterrotta contro un male feroce chiamato mafia o Cosa nostra, si sono sacrificati. Il loro sacrificio è consistito nell'immolarsi affinché i più giovani, ma anche voi che ancora non eravate nati, acquisissero la consapevolezza di quanto terribilmente serio fosse quel male per troppo tempo sottovalutato, ignorato e purtroppo non combattuto da tutti coloro che avrebbero dovuto contrastarlo". Manfredi, oggi commissario di polizia, racconta ai figli di due uomini soli. Scrive ancora: "Soli, senza lo Stato che avrebbe dovuto proteggerli come i suoi figli migliori, hanno con consapevolezza affrontato il martirio, altrettanto consapevoli però che la loro morte non sarebbe stata vana".

via damelio c reutersIn questi racconti c'è anche la ribellione di Palermo seguita alle stragi. Dario Miceli, il giornalista Rai di recente scomparso, racconta alla figlia: "Tutti i giornali e le televisioni si aspettavano una risposta omertosa, prudente, cauta, dai toni sommessi. Invece no, a sorpresa Palermo alzò la testa e la voce, cominciò a urlare un fermo no alla violenza mafiosa, nacquero tanti comitati civici".

“Il nonno era triste dopo la morte di Borsellino” racconta Sonia Alfano alla figlia Aurora. “Ma il suo lavoro, le sue battaglie continuarono, anche più intensamente. E continuano ancora oggi che lui non c’è più. Anche lui è stato ucciso dalla mafia”.

“Io sono forte, grande e bello” è la frase che scherzando Agostino Catalano diceva a suo figlio Emanuele che allora aveva la stessa età del nipotino che oggi frequenta la scuola elementare.

Anche gli altri genitori hanno parlato ai loro figli della ribellione dopo le stragi, della folla ai funerali, dei lenzuoli bianchi. "Io ti racconto…- dice la dirigente della De Gasperi, Maria Giovanna Granata - non è solo una raccolta di testimonianze sulle stragi del ’92; è un ripercorrere, attraverso la narrazione, quella tristissima stagione che  ha segnato in modo indelebile la città e chi ha vissuto quel periodo con ferite profonde non ancora rimarginate. I figli diventano compagni di viaggio in questo cammino e custodi, parte stessa dell’eredità che quegli eventi ci hanno lasciato".

Il racconto si fa commovente. "A un certo punto – prosegue il papà che faceva l'infermiere - un'ambulanza portò sulla lettiga un signore alto, robusto, immobile. I piedi uscivano fuori dalla barella. Accorremmo in tanti, lo girammo: aveva un enorme squarcio sul petto. Era uno degli uomini della scorta, ormai morto. Cosa provo ancora nel ricordare questo episodio? Sto piangendo".

Foto di copertina © Shoba
Foto a destra © Reuters

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