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ardita sebastiano pp c giorgio barbagallodi Virginia Piccolillo
Il procuratore aggiunto di Messina Ardita è atteso l’8 aprile alla commemorazione per il cofondatore del M5s: «Io grillino? Un giudice non appartiene a partiti»
Roma
. Alla commemorazione di Gianroberto Casaleggio, l’8 aprile a Ivrea, è atteso anche Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto di Messina, magistrato antimafia e anticorruzione.

Perché? Lo conosceva?
«No. Vado per parlare di giustizia».

Un intervento politico?
«No, sono stato invitato per parlare del libro che ho scritto con Piercamillo Davigo».
Si intitola “Giustizialisti”.
«É un titolo è provocatorio. Pensavo fosse evidente. Ma c’è chi non lo ha capito».

In che senso provocatorio? 
«Questa è l’accusa che si rivolge a chi vuol semplicemente far funzionare i processi. Ma il fatto che ai debitori inadempienti ed agli imputati colpevoli convenga investire sulle lungaggini, dovrebbe farci riflettere. Qualcosa non va: guarda caso poi si prescrivono le cause sui potenti».

É entrato nell’orbita M5S?
« Non credo proprio che per un magistrato sia utile e legittimo appartenere ad orbite di partiti politici. Se c’è una cosa che condivido con l’M5S è la separazione tra politica e giustizia. Provengo dalla tradizione culturale dei magistrati “law and order” che non gradiscono queste alleanze».

La sinistra politica e giudiziaria in Italia sono sempre state considerate affini. 
«Questo è vero, però l’alleanza era salda finché c’era un collante ideologico che ora non vedo più».

Parlerà di questo? 
«No, discuterò con chi ne ha voglia di come superare alcune irrazionalità che imballano i processi».

Ad esempio? 
«Se un giudice viene trasferito, tutte le prove devono essere ripetute. Contemporaneamente si fanno indulti e si concedono benefici con la scusa del sovraffollamento e si rischia di rimettere in circolazione criminali pericolosi».

Un j’accuse alla politica?
«Nessuno vuole invadere la sfera della politica, cui spetta di trovare le soluzioni, ma in una democrazia i cittadini devono sapere che c’è il problema e che si può risolvere».

Anche quello che scrivete su prescrizione e corruzione è un cavallo di battaglia del M5S. 
«Sono considerazioni di buon senso che chiunque farebbe. Come quelle sulle soluzioni proposte dal governo nel Ddl penale, che sembrano rimedi peggiori del male. Non credo che sia una questione di affinità politica».

Autonomia e Indipendenza, che ha fondato con Davigo, viene accusata di fare “grillismo” al Csm.
«Se chi sta al potere agisce trascurando a lungo gli interessi della base, prima o poi dovrà farci i conti. Ciò vale anche per il Csm. La questione delle incompatibilità, della degenerazione dei partiti e delle correnti di magistrati, sta esplodendo e impone una risposta. Se una corrente si alleasse con un partito, commetterebbe il più grave degli errori. Penso che questa sia l’unica convergenza con il M5S. Ciò detto, condividere, ognuno a casa propria, un metodo di trasparenza dell’agire pubblico, non credo sia una colpa.

roma.corriere.it

Foto © Giorgio Barbagallo

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