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di Andrea Braconi
Due settimane intensissime per Adotta una Stalla, vissute all’insegna di una parola d’ordine: normalità. La normalità nelle scelte, la normalità in un gesto d’aiuto, la normalità nel contenuto delle stesse richieste di emergenza, la normalità nell’incontrarsi e nel raccontarsi i rispettivi stati d’animo. Una normalità che emerge anche dalle dichiarazioni e dagli aneddoti di una serata che, per la città di Sant’Elpidio a Mare, rimarrà speciale e non solo per l’annuncio del sindaco Alessio Terrenzi di una donazione di 5.000 euro per sostenere il progetto (leggi qui).

UN SEGNALE FORTE
A fare gli onori di casa è Simone Corradini, soddisfatto per aver ospitato al Casale CS un’iniziativa così importante. “Ci sentiamo parte integrante di questa comunità quando possiamo dare un contributo vero. Il vostro è un segnale forte e vi dico grazie di cuore da cittadino”.



NECESSITÀ E SOLUZIONI
Adotta una Stalla, ha spiegato Cristiano, nasce per una necessità. “Madre natura negli ultimi due mesi ha calato un poker terribile, con nuove scosse e soprattutto una nevicata che non si vedeva da anni. Sì, è stato un inizio del 2017 decisamente devastante. Un po’ per indole, un po’ perché il marchigiano non ama piangersi addosso, siamo ripartiti, anche se i problemi restano. Così ci siamo inventati una soluzione immediata per risolvere un grave problema che tocca gli allevatori dell’area montana”.

LAMBERTO, GLI ANIMALI E LA CORSA CONTRO IL TEMPO
Due settimane fa Rossano era in casa. La televisione accesa, mentre fuori il maltempo imperversava. “Eravamo in piena emergenza neve, con persone senza casa e strutture crollate. Non era possibile accettare simili condizioni di vita per chi ci abita a 50 chilometri, rimanendo seduti. Così quella sera ho detto: ‘Io parto e vediamo chi viene’. E siamo partiti in 20. La prima tappa è stata Visso e di questo ringrazio Silvia Bedetta della onlus Tutti I Giorni che si è subito impegnata insieme a noi. Siamo stati da Lamberto, un signore di 70 anni di Aschio, che aveva perso 3 case e 2 attività. E poi da Antonella e Tonino, allevatori con casa e stalla crollata”.

E proprio le parole di Lamberto, di una spontaneità disarmante, sono state per Rossano illuminanti: “Coccu, io te s’ho fatto venì quassù, ma mica s’ho capito che voi?!?”. C’era un metro e mezzo di neve, intorno un silenzio irreale. Non si è visto nessuno dal 24 agosto, rimarcava Lamberto. E quando finalmente è riuscito a dire “ho bisogno di fieno e di una stanza per gli animali” in quell’istante è iniziata una straordinaria gara di solidarietà. Paglia e fieno hanno preso la via di Visso, e poi dopo quella di Amandola (“Il Comune meglio organizzato, da altri parti abbiamo visto un po’ l’assalto alla diligenza”), Gualdo. Amatrice, Roccafluvione, Maltignano. E all’interno di questo gruppo nato spontaneamente è iniziata una divisione dei ruoli, perché bisognava affrontare una vera e propria corsa contro il tempo. Oltre ad occuparsi delle tante richieste ricevute, si sono spesi per aiutare i carichi provenienti da Salerno e da Mantova, diventando un punto di riferimento per chi, da fuori regione, portava aiuti.

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PARTE LA FASE 2
“Giorno per giorno continuano a prospettarsi situazioni nuove – ha sottolineato Rossano – e così ora siamo ad una svolta: far capire come far crescere questo progetto”. La cosiddetta Fase 2, quindi, che parte da un’analisi di quanto fatto finora: “Appena è partito il progetto ci sono arrivati importanti donazioni con bonifici consistenti, per incassi pari a 6.200 euro. Ci sono stati anche 1.400 euro di paglia e fieno acquistati e donati direttamente dalle persone. Ad oggi abbiamo 8.500 euro di fatture da pagare, siamo sotto ma non ci preoccupa. Ci siamo fermati, ma stiamo gestendo tutto quello che viene da fuori. Al momento un gruppo di Cremona sta organizzando una spedizione, così come da Brescia”.

Stop quindi agli acquisti diretti di paglia e fieno, ma massimo impegno per l’acquisto di box per gli allevatori. “Il primo che abbiamo preso è di 25 metri quadri e lo abbiamo pagato 800 euro via web, scoprendo poi che era di una ditta di Monte Urano. Oggi l’emergenza è quella di dare un tetto alla mucca che deve partorire o al vitellino appena nato. Questa seconda fase va studiata bene, occorre fare una selezione delle priorità e capire le reali esigenze. Stiamo chiedendo preventivi perché lassù servono stalle: le tensostrutture sono troppo onerose, quindi continuiamo a puntare questi box. Da domani ci muoveremo anche a livello istituzionale, bussando alle porte di Confindustria e di qualche banca, come la Carifermo, consapevoli che quando ci muoviamo non lo facciamo per una singola azienda, ma per un intero territorio”.

UN IMPEGNO CHE È DI “TUTTI I GIORNI”
La onlus Tutti i Giorni, da anni protagonista su vari fronti, ha subito sposato questo progetto, come rimarca Lorenzo. “Dopo le scosse abbiamo avvertito una sensazione strana: siamo saliti sull’arca di Noè senza Noè, cioè senza una guida, non sapevamo come muoverci. Poi abbiamo iniziato a fare qualcosa, raccogliendo la richiesta di aiuto del ristorante Vecchio Molino, abbiamo comprato del mangime per un allevatore di cavalli, organizzato una grande cena il 10 dicembre con prodotti delle zone colpite. Infine, l’incontro con Adotta una Stalla, una realtà in contatto diretto con il territorio e con l’obiettivo fondamentale di non sprecare risorse in un momento così duro”.

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LUOGHI DEL (E NEL) CUORE
“Ho i Sibillini nel cuore – racconta Francesco, uno dei volontari di Adotta una Stalla – e una volta lì il primo impatto è stato di aver trovato persone di grande dignità. Tornando a casa la sera avevo già la nostalgia di borghi che rischiamo l’abbandono. E se non si interviene in qualche modo il rischio è che le persone si arrendano. Noi questo non vogliamo che accada”.

ANDREA E CATERINA DI #IONONCROLLO
Andrea e Caterina, come gli altri che a Camerino hanno creato l’associazione IoNonCrollo subito dopo le scosse del 26 ottobre, sono sommersi da mille telefonate e dalla gestione di tante situazioni. “Ci siamo conosciuti con Rossano via Facebook – spiega Andrea – e abbiamo capito l’importanza del progetto. Nella nostra città abbiamo creato quasi un piccolo faro per la comunità, pochi giorni prima di una sorta di deportazione di massa verso la costa. La nostra associazione, quindi, è diventata un collante del tessuto sociale di una città fortemente colpita”.

“Ci sono luoghi che sono stati dimenticati – aggiunge Caterina – perché lì ci sono pochi voti da prendere e poca economia. Dopo il terremoto ho cominciato a sentire gli allevatori, chiedendo se avevano bisogno di qualche cosa. Questo rapporto tra noi che viviamo lì e voi che ci state aiutando è importante, avete intrapreso la strada giusta perché unire le forze è la cosa migliore, soprattutto in questa situazione”

I NOSTRI SIBILLINI
La chiusura è di Raffaele, indignato per un sistema troppo lento, pieno di cavilli e che invece di facilitare una ripresa sembra bloccarla. Una frustrazione che, però, si mescola ad un’amore incondizionato per quelle montagne: “I Sibillini sono anche nostri, quindi è giusto andare ad aiutare quelle persone”.

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