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antoci giuseppedi Giuseppe Lumia
Continua il nostro impegno per la legalità e lo sviluppo dei Nebrodi. Siamo alla quarta interrogazione presentata che non si limita ad enunciare un problema, ma traccia il cammino progettuale di un percorso fatto di tappe, di iniziative concrete, di denunce senza precedenti e di proposte costruttive.
In questi giorni abbiamo appreso due notizie che hanno arricchito questo cammino. La prima è stata l’operazione della Guardia di Finanza che ha confermato, per la prima volta sul piano penale, la bontà della scelta di utilizzare le interdittive antimafia sotto la soglia dei 150 mila euro per escludere i boss dalla gestione dei terreni. Una gestione così lucrosa che ci ha portato a ribattezzare la “mafia dei pascoli”, considerata povera ed arretrata, a “mafia dei terreni”, moderna, raffinata e capace delle più ardite collusioni e truffe, tanto da sviluppare un giro d’affari più grosso di quello della cocaina.
Siamo riusciti a svelare il vero volto di questa organizzazione mafiosa ed il suo business, facendo emergere con forza, allo stesso tempo, la dimensione altrettanto decisiva dello sviluppo sostenibile a favore di attività e aziende sane presenti nel territorio, capaci di strutturare moderne e trasparenti aziende agricole e offrire prodotti tipici straordinari.
La seconda notizia riguarda il riconoscimento ricevuto da Antoci da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Si tratta di un’onoreficenza che premia il coraggio che ha avuto a costo della vita nell’accettare il compito assegnatogli dal Presidente della Regione Siciliana, Rosario Corcetta, di colpire le mafie e di valorizzare le potenzialità straordinarie dei Nebrodi. Ma è anche un riconoscimento che va a tutto il territorio e ai vari promotori del cambiamento, dai sindaci che si sono impegnati accanto a lui agli operatori economici e sociali che hanno rotto con l’omertà e hanno sposato un progetto che li libera dalla mafia, immettendoli in un circuito economico in grado di far apprezzare i loro prodotti in Italia e nel mondo. E’ anche un riconoscimento agli altri soggetti istituzionali impegnati nella valorizzazione delle risorse locali, dal Gal all’Esa guidato da Francesco Calanna. Il merito va anche all’insostituibile lavoro svolto dalla magistratura, sia antimafia che ordinaria, e dalle forze dell’ordine tutte, dalla Polizia alla Guardia di Finanza, dai Carabinieri alla Dia alla Guardia Forestale.
Insomma, tra mille difficoltà e problemi lo Stato, finalmente si sta mettendo in moto per vincere la sfida delle sfide. All’indomani dell’attentato ad Antoci dichiarai “è guerra e guerra sia”, tappa dopo tappa questo cammino sta dando ottimi frutti. E’ un cammino che porteremo avanti fino in fondo.
Di seguito il testo integrale dell’interrogazione.
Giuseppe Lumia
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Atto n. 4-06939

Pubblicato il 2 febbraio 2017, nella seduta n. 755

LUMIA - Al Ministro dell’interno. - Premesso che, a quanto risulta all’interrogante:

l’ultima operazione denominata “Nebros” della Guardia di finanza di Enna e della Procura di Patti (Messina), a tutela della legalità e delle opportunità di sviluppo nell’area del parco dei Nebrodi del 31 gennaio 2017, si è conclusa con la denuncia per tentata truffa e falso ideologico commesso in atto pubblico di due imprenditori agricoli, titolari di aziende rispettivamente con sede in Tortorici (Messina) e Sant’Agata di Militello (Messina) operanti nel settore degli allevamenti di capi di bestiame;

la gestione lucrosa ed illecita dei terreni demaniali avveniva intorno all’azienda speciale silvo pastorale di Troina (Enna) che comprende ben 4.000 ettari di terreno nei comuni di Troina (Enna), Cerami (Enna) e Cesarò (Messina), terreni tutti ricompresi nel territorio del parco dei Nebrodi;

i titolari delle aziende agricole prendevano in affitto ettari ed ettari demaniali, aggirando i controlli antimafia, perché la legge prevede, ai sensi dell’art. 83, comma 1, del decreto legislativo n. 159 del 2011, l’obbligo di acquisire la documentazione antimafia prima di stipulare contratti per una soglia di 150.000 euro. Questa soglia è stata eliminata grazie ad un Protocollo di legalità stipulato presso la Prefettura di Messina il 18 marzo 2015 tra il prefetto, il presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, i sindaci del parco, il commissario dell’ente sviluppo agricolo (ESA), Francesco Calanna e il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta. Il documento ha consentito di chiedere la certificazione antimafia anche per i contratti inferiori a 150.000 euro e per i contratti già presentati, portando a più di 20 interdittive per infiltrazioni mafiose ed avviando l’emersione di una realtà dove le mafie regnavano sovrane, con un giro di affari superiore allo stesso traffico di cocaina. Ciò ha permesso inoltre, di liberare energie positive rappresentate da imprenditori onesti, molti di loro giovani, che nel passato gli era impedito di fatto di accedere a tali opportunità;

nell’operazione “Nebros”, la famiglia coinvolta è quella dei Musarra Pizzo ed è costituita in particolare dai due fratelli allevatori, Giuseppe, nato a Tortorici il 29 maggio 1963 e Sebastiano, nato a Tortorici il 28 aprile 1957. I due appartengono alla famiglia mafiosa dei Bontempo. Sebastiano risulta residente a Sant’Agata di Militello, mentre l’altro fratello a Tortorici. Tutti e due sono stati colpiti da interdittiva antimafia della Prefettura di Messina nel dicembre 2015, per la partecipazione al bando per la concessione dei terreni della silvo pastorale di Troina (Enna). Giuseppe è stato anche proposto, in passato, alla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, da parte della Procura della Repubblica di Caltagirone, risulta inoltre, avere precedenti penali per falso, truffa nelle erogazioni pubbliche, detenzione abusiva di armi, diffusione di malattie degli animali e macellazione clandestina, frode processuale, calunnia, falso in atto pubblico. Entrambi, essendo affiliati alla famiglia dei Bontempo di Tortorici, vantano serie frequentazioni mafiose. Gestiscono insieme circa 1.000 ettari di terreni, tra silvo pastorale e Demanio forestale e nonostante le interdittive antimafia, sembra che continuino ad usufruire dei terreni revocati per chiedere i contributi. Entrambi i fratelli sono abili a raggirare la legge con la presentazione di domanda unica di accesso alla riserva nazionale per le zone svantaggiate, caricando nel fascicolo aziendale le particelle revocate a seguito di interdittiva. Gli affari per i Musarra Pizzo rappresentano un business fondamentale: gli affitti dei terreni infatti, hanno reso a ciascuno, solo negli ultimi 3 anni, un guadagno di circa 600.000 euro;

da un calcolo approssimativo, considerando una serie di contributi pubblici per un totale di 1.300 euro l’ettaro, per il numero di ettari gestiti, nei prossimi 5 anni, il gruppo dei Musarra, a seguito delle interdittive, potrebbe perdere di facile utile, addirittura una somma di circa 5 milioni di euro;

i proventi dei terreni vengono utilizzati per foraggiare la famiglia Bontempo di Tortorici, dedita ormai interamente ai contributi pubblici e comunitari su più fronti: la silvo pastorale di Troina, i terreni del Demanio forestale, le misure comunitarie, i bandi regionali su animali e terreni, nonché i contributi per diverse particelle di terreno procacciate su vasta scala, in tutta Italia. Inoltre, il clan dei Bontempo ha concentrato l’attenzione sul traffico di titoli, legati al bestiame, che rappresentano un’elevata fonte di guadagno;

la famiglia mafiosa dei Bontempo si propone come “nuova famiglia di Tortorici”, attraverso la riunificazione e il rilancio delle storiche famiglie dei Galati Rando, dei Bontempo Scavo e dall’ultimo tentativo di rifondazione delle cosiddetta mafia dei Batanesi;

proprio contro la “mafia dei terreni”, il 26 settembre 2016, è stato redatto, al fine di prevenire le infiltrazioni mafiose nel settore agropastorale un ulteriore protocollo di legalità, da estendere sull’intero territorio siciliano, stipulato in Prefettura a Palermo e sottoscritto dal Presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, dagli assessori regionali all’Agricoltura, Territorio e Ambiente, da tutti i presidenti dei parchi siciliani, dal presidente dell’ente sviluppo agricolo (ESA) e dai prefetti di tutta la Regione. Il documento risponde all’esigenza di estendere i positivi effetti già sperimentati dal protocollo stipulato nel 2016, il 18 marzo 2015, presso la Prefettura di Messina. Si rafforza ulteriormente un’incisiva strategia di prevenzione e di tutela in questo importante settore dell’economia locale, dai tentativi di intromissione della criminalità organizzata, prevedendo l’obbligo di acquisire le informative antimafia per tutte le concessioni di terreni demaniali per uso pascolo, per l’erogazione dei contribuii correlati, con l’impegno degli enti proprietari a promuovere procedure di evidenza pubblica, al fine di garantire l’ampia partecipazione di ciascun operatore economico;

la “mafia dei terreni” infatti, è una mafia ricca, potente ed organizzata intorno a colletti bianchi in grado di pianificare una truffa molto redditizia alle risorse pubbliche ed europee che movimentano miliardi di euro con profitti illeciti che superano di gran lunga quelli lucrosi della droga. È una mafia pertanto, da non classificare più come quella superata e arretrata, dei “pascoli”, ma va pensata e riconosciuta in termini più attuali: una mafia che sa coniugare affari, collusioni e ricchezze moderne senza perdere il carattere della violenza antica, tipica proprio della passata “mafia dei pascoli”;

l’operazione “Nebros” conferma sul piano penale quanto emerso sul piano dell’interdittiva antimafia in ambito amministrativo e costituisce un ulteriore passo in avanti nel cammino di legalità e sviluppo portato avanti nel parco dei Nebrodi, sotto la guida del suo Presidente, Giuseppe Antoci, che a causa di questa azione di prevenzione antimafia senza precedenti, ha subito un gravissimo attentato, con un conflitto a fuoco che ha messo in serio pericolo la sua stessa vita, quella del personale della scorta, del commissario di Polizia Manganaro, dell’agente di Polizia, Granata, che con il loro coraggioso intervento sono riusciti a sventare il vile attacco armato,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo intenda avviare un’azione di monitoraggio tra i vari enti pubblici che sono preposti alla governance degli affitti dei terreni e delle erogazioni pubbliche in Sicilia e su tutto il territorio nazionale;

se sia stato avviato un monitoraggio più mirato sui titolari delle aziende agricole, che hanno subito l’interdittiva antimafia, come i Musarra Pizzo, per evitare che possano continuare a gestire in altri territori e con altri enti pubblici terreni in affitto e risorse pubbliche e comunitarie.

giuseppelumia.it

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