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bindi rosy c emanuele di stefano 2Presentata in Aula relazione Antimafia: gioco legale non immune
ROMA. "È un dato di fatto che la penetrazione mafiosa non riguarda solo più i tradizionali settori imprenditoriali, ma si snoda e permea di sé anche quelli di più recente sviluppo, rappresentati proprio dal gioco e dalle scommesse, dalla gestione delle slot machine, dalle scommesse sportive on line fino al fenomeno del match fixing". Lo ha detto nell'Aula della Camera la presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi in discussione generale sulla relazione della commissione che sarà votata domani dall'Assemblea di Montecitorio. Secondo Bindi, "il comparto del gioco risulta di altissimo interesse per la criminalità di tipo mafioso, stante la possibilità di realizzare, attraverso la gestione diretta o indiretta delle società inserite a vario titolo in tale comparto, ingenti introiti, anche attraverso il riciclaggio e il reinvestimento di capitali provenienti dalle tradizionali attività delittuose, riducendo al minimo il rischio di incorrere nella morsa dell'attività repressiva delle forze di polizia. Il lavoro di inchiesta della Commissione ha infatti rilevato che, a fronte di rilevanti introiti economici, l'accertamento delle condotte illegali è alquanto complesso e le conseguenze giudiziarie piuttosto contenute, in ragione di un sistema sanzionatorio, quale quello vigente, che, a causa di pene edittali non elevate per il reato di gioco illecito, non permette l'utilizzo di più efficaci sistemi di indagine, ed esso è presto destinato alla prescrizione". Ma neanche il "gioco legale" è immune alle infiltrazioni mafiose. "Si tratta - ha spiegato Bindi - di un settore che, non dimentichiamo, appartiene allo Stato, e che, sebbene gestito da privati attraverso il sistema delle concessioni, è pur sempre esercitato in nome dello Stato. All'esito di numerose indagini è stato accertato - ha detto Bindi - che la criminalità mafiosa ha operato enormi investimenti in questo comparto, acquisendo ed intestando a prestanome sale deputate al gioco, oppure mediante l'inserimento di uno o più sodali, all'interno dell'organigramma delle compagini societarie di gestione degli esercizi deputati al gioco, quali preposti o con altri compiti di rappresentanza, sia per percepire rapidamente guadagni consistenti sia per riciclare capitali illecitamente acquisiti". Interferenze mafiose che, secondo la presidente dell'Antimafia, "talvolta lambiscono anche le stesse società concessionarie, che, proprio perché poste al vertice della filiera del gioco legale, sono le prime a spendere il nome dello Stato di fronte ai cittadini giocatori". Da qui la necessità di "adottare misure atte ad arginare tale fenomeno, a partire innanzitutto da una più stringente regolamentazione, dal momento concessorio, idoneo ad assicurare l'effettività di un sistema di legalità sostanziale, fino all'ultimo anello della catena della filiera del gioco.
Nessun operatore deve essere escluso".

ANSA

Foto © Emanuele Di Stefano

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