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orioles riccardo brindisi reportAppelli di Rosi Bindi e Laura Boldrini per l'ex redattore del mensile "I Siciliani" fondato da Giuseppe Fava
di Giorgio Ruta

Sono state consegnate più di 30 mila firme per chiedere il riconoscimento della legge Bacchelli al giornalista Riccardo Orioles, ex redattore de I Siciliani di Pippo Fava, ucciso dalla mafia nel 1984. Le hanno portate a Palazzo Chigi il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, assieme a Luca Salici, rappresentate del comitato promotore della raccolta. Sull’iniziativa è intervenuta anche la presidente della commissiona parlamentare antimafia, Rosi Bindi: "Mi auguro che la petizione possa essere accolta. Riccardo Orioles, che con Pippo Fava è stato tra i fondatori de I Siciliani, ha raccontato senza veli la dura realtà delle mafie nel nostro paese, un giornalista libero e autorevole, un esempio di cultura della legalità e impegno civile”. La presidente della Camera, Laura Boldrini, è intervenuta su Twitter per appoggiare la raccolta di firme. Nei giorni scorsi sul caso era intervenuto anche il presidente del Senato, Pietro Grasso.

I sostenitori della petizione vorrebbero fosse applicata per Orioles la legge Bacchelli che prevede un fondo a favore dei cittadini illustri che versano in stato di particolare necessità. Il giornalista oggi vive a Milazzo con una pensione di vecchiaia che non gli consente di continuare le cure per le sue patologie cardiache. “Riccardo ha ottenuto contributi pensionistici solo per quattro anni di lavoro. Dal 6 gennaio 1984 ad oggi lavora per formare nuove generazioni di giornalisti: da Nord a Sud dell’Italia centinaia di cronisti, direttori e redattori di varie testate hanno trovato in lui un maestro della professione, della deontologia, dell’inchiesta”, si legge nella petizione.

Le firme sono state consegnate ad Antonio Funiciello, capo dell’ufficio del presidente del consiglio dei Ministri. “Ci ha assicurato che la pratica sarà istruita con sollecitudine e con la dovuta attenzione. È intanto ancora possibile firmare la petizione online promossa sulla piattaforma Change.org".


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