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guttuso renatoA due passi da Palermo una tappa obbligata che al tour fra i “mostri” di Villa Palagonia e Villa Valguarnera adesso aggiunge di nuovo la magia di Villa Cattolica con 1.500 opere, compresi i 50 dipinti e i 60 disegni eseguiti dal pittore bagherese
di Felice Cavallaro
BAGHERIA (Palermo). Hanno lavorato agli ultimi ritocchi anche per Natale perché nel giorno di Santo Stefano, a 105 anni esatti dalla nascita di Renato Guttuso, riapre a Bagheria, dopo due anni di restauro, in una villa del Settecento, il Museo Guttuso. Concerti, giochi di fuoco e gran festa fra giardini e saloni di Villa Cattolica con Giuseppe Tornatore, il maestro di “Baaria”, artisti, scrittori, editori, rettori, attori come Francesco Scianna, registi come PIF e Roberto Andò, tutti nella città di Dacia Maraini, Ignazio Buttitta, altri grandi di una città che cerca così di rinascere attraverso questo museo, fra mille contraddizioni.

Mostri e riscatto
Ad un tiro da Palermo, a due passi dal mare dell’Aspra tanto amato da Guttuso, ecco una tappa obbligata di quel grand tour che, fra i “mostri” di Villa Palagonia o nelle sequenze di Villa Valguarnera e adesso di nuovo nella magia di Villa Cattolica, offre l’incanto di 1.500 opere, compresi i 50 dipinti e i 60 disegni eseguiti dal pittore bagherese, donati alla sua città insieme con la sua unica scultura, l’Edicola. Materiale prezioso, allestimento accattivante eseguito sotto il controllo del fondatore degli Archivi Guttuso, il figlio adottivo dell’artista, Fabio Carapezza Guttuso, insieme con Dora Favatella Lo Cascio.

Il notturno di Topazia
Maestro del neorealismo, le opere di Guttuso si legano alle tematiche sociali e diventano denuncia della condizione di contadini e solfatari che subiscono soprusi e oltraggi. Ma c’è anche la vitalità di un affresco a tutta parete con le sue donne che popolano la famosa “Stanza”. Adesso visibile in una sala attigua a quella dove torna a splendere uno struggente “Notturno” intitolato “breve sogno di una notte d’estate”: una casa di campagna, un albero, il bagliore della luna che non si vede e, davanti ad un cancello chiuso, la figura di una donna alta, elegante, in attesa, mesta, il capo appena reclinato, il viso ignoto. Una melanconia rivelata da una dedica che il pubblico però non potrà vedere perché sta sul retro: “A Topazia...”. Conferma di una passione per un’altra grande artista scomparsa l’anno scorso a 102 anni, Topazia Alliata, la madre di Dacia Maraini. Un rapporto saldato negli anni della giovinezza, rimasto nel cuore di Guttuso che quel quadro rivolle da un suo amico quando decise di ricostruire per sé un suo intimo percorso. Come accadde negli ultimi anni, quando prima della morte, nel 1987, non riuscì a ripristinare la sua incrinata amicizia con Leonardo Sciascia che lo considerava grande pittore “più per i tetti di Sicilia” che per i funerali di Togliatti. Preferendo al realismo socialista l’opzione esistenziale.

guttuso renato opera

Dalla Vucciria a Ballarò
Arrivano in tanti per la rinascita di questo museo inaugurato nel 1973 nella città delle ville del Settecento offesa da Bernardo Provenzano che l’aveva trasformata in un dominio mafioso. Prova di contraddizioni che prova faticosamente a superare il giovane sindaco grillino Fabrizio Cinque mentre, fra le maglie della speculazione edilizia, torna a splendere qualche luce con chef stellati, poeti e letterati come Vittoria Alliata, la scrittrice cugina di Dacia Maraini che resiste a Villa Valguarnera un tempo assediata dai boss. Arrivano per l’inaugurazione il presidente dell’Assemblea regionale Giovanni Ardizzone, alla guida della Fondazione Federico II, insieme con il rettore di Palermo Fabrizio Micari che nella sede dell’ateneo palermitano, lo Steri, il palazzo dell’Inquisizione, ospita un altro dipinto di Guttuso, la “Vucciria”. Da qualche giorno vicino ad un secondo quadro che richiama un altro mercato popolare di Palermo, “Ballarò”, opera di un ritrattista come Antonello Blandi che ha affastellato nel suo affresco i volti di duecento personaggi, a cominciare da Andrea Camilleri. Altra tappa che richiama Guttuso nei giorni di festa a lui dedicati su diversi fronti. Compreso quello di Villa Zito a Palermo dove la Fondazione Sicilia, sempre con la cura di Fabio Carapezza Guttuso, ha allestito la mostra “La forza delle cose”.

Carretti e cinema
A Bagheria si comincia alle 17, nel giorno di Santo Stefano, con l’inaugurazione ufficiale. Dalle 19 ingresso libero. Muovendosi anche fra una collezione di carretti siciliani realizzati nelle botteghe di maestri famosi come Michele Ducato o Emilio Murdolo dove negli anni Venti Guttuso scoprì i primi colori. E fra centinaia di manifesti cinematografici raccolti da Filippo Lo Medico, dal 1927 protagonista insieme ai fratelli Giovanni e Vincenzo della gestione di una storica sala cinematografica bagherese, il Nazionale. Personaggi e sala che ispirarono Giuseppe Tornatore per il capolavoro da Oscar, “Nuovo Cinema Paradiso”. Temi che riecheggiano davanti alla villa-museo dove Guttuso riposa nell’arca monumentale realizzata dal suo amico Giacomo Manzù. Sarcofago in marmo venato di azzurro, quasi a riflettere il mare, con le sue onde dell’Aspra.

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