Fava e Mattiello, decisione giusta, grati alla ministra
Roma. Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha dato mandato agli uffici di procedere al reintegro del capitano Mario Ciancarella, al momento della strage di Ustica capitano pilota dell'Aeronautica militare e, nel 1983, dopo la stessa strage, radiato con un decreto che porta la firma falsa del presidente della Repubblica Sandro Pertini, come è stato dimostrato dal tribunale di Firenze quest'anno. A darne notizia sono il vicepresidente della Commissione Antimafia, Claudio Fava, il deputato Pd, Davide Mattiello, delle COmmissioni Giustizia e Antimafia che ne sono stati informati dalla famiglia. "Siamo grati alla ministra - dicono - una decisione giusta e presa con tempismo". I due deputati ricordano che avevano avanzato la richiesta del reintegro giovedì a Montecitorio, sulla base della sentenza che ha definitivamente accertato la falsificazione del decreto presidenziale. "Quella falsificazione - dicono i due esponenti della Commissione Antimafia - fu, nella sostanza, un depistaggio che offese tanto la vita di Ciancarella, quanto la stessa presidenza della Repubblica italiana".
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Ustica: Ciancarella,non mi fermo voglio verità su altri casi
Lucca. "Sono molto soddisfatto, ma l'impegno dei miei ultimi 33 anni non finisce qui. Mi attendo altrettante risposte di verità e giustizia per le morti Marcucci, Dettori e Scieri, visto che la mia radiazione, falsa, serviva a screditare un testimone scomodo". Lo ha detto Mario Ciancarella all'ANSA, commentando il suo reintegro deciso dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti, dopo la sentenza del Tribunale che certifica la falsificazione dell'atto con il quale l'ex capitano dell'aeronautica fu estromesso dalle forze armate nel 1982. L'ex ufficiale, residente a Lucca, ha anche sottolineato che "alla luce dell'esito giudiziario non solo mi aspettavo questa decisione ma quasi l'avrei pretesa: ora mi aspetto che il Governo faccia luce anche su tutte le altre vicende oscure degli ultimi decenni". Infine, Ciancarella assicura che l'indennizzo che riceverà "non servirà a ristrutturare un casa in campagna e farmi scappare con il malloppo: non cambierà la mia vita, perché continuerò a impegnarmi per avere giustizia anche per le altre morti oscure che hanno riguardato il mondo militare, alcune delle quali, come quelle di Alessandro Marcucci e Mario Dettori, legate alla strage di Ustica, ottengano finalmente giustizia. Oppure quella del paracadutista Emanuele Scieri, avvenuta molto dopo in una caserma di Pisa, per la quale fui contattato da suoi commilitoni che mi fecero rivelazioni importanti".
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