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inerti libro giangraveNel romanzo di esordio della giovane palermitana, la storia si dipana seguendo i ritmi di un’inchiesta giornalistica: non c’è lieto fine, ma trionfa la coralità della speranza
di Chiara Marasca
Esiste anche in Sicilia una «Terra dei fuochi»? Anche qui mafia e manager aziendali privi di scrupoli hanno scelto di interrare rifiuti pericolosi che, come boomerang, potrebbero tornare in superfice sotto forma di tumori? Non lo escludeva affatto Carmine Schiavone, il pentito del clan campano dei casalesi morto nel 2015, che un anno prima, confermando dichiarazioni già rese in Commissione Antimafia,raccontò a una giovane giornalista palermitana diaver saputo da boss siciliani che «già negli anniSettanta loro erano immischiati in questo business», che anche Cosa Nostra,insomma, faceva «affari con immondizia tossica e altro». Barbara Giangravè,ascoltando queste parole, amalgamò la suggestione, drammatica, con la suarabbia di siciliana inquieta, il suo orgoglio di attivista antimafia (è stata tra i fondatori del Comitato Addiopizzo) e il suo amore per la scrittura: nasce così «Inerti», il suo libro d’esordio, pubblicato da Autodafè, prima prova densa di passione. Al centro della storia c’è Gioia Lantieri, che con Barbara ha tante cose in comune. Età, precarietà lavorativa, orgoglio e rabbia dell’essere nata in Sicilia, come due facce della stessa medaglia, ma soprattutto l’urgente voglia di capire che diventa metodo di indagine istintiva e caparbia. Nel romanzo la storia si dipana seguendo i ritmi di un’inchiesta giornalistica: «Inerti» prende spunto da una realtà ipotetica ma drammaticamente verosimile, quella di cui parla Schiavone, fonde denuncia e romanzo, e colloca l’autrice tra i giovani scrittori italiani che, negli anni post «Gomorra», hanno ritrovato gusto e necessità di raccontare l’Italia nello stile non-fiction.

La storia
Il mancato rinnovo del contratto di lavoro della trentenne Gioia la spinge via da Palermo, verso il suo paese d’origine, Acremonte, che non esiste sulla mappa, ma potrebbe. La sua storia personale e il viaggio a ritroso nel tentativo di dipanare le ombre intorno all’incidente che le ha portato via i suoi genitori, antichi e nuovi affetti, si incrociano con l’impresa, corale, ma della quale Gioia è anima e mani, di scoprire se l’aumento di malattie tumorali nel paese sia collegabile a traffici illeciti di rifiuti. Sullo sfondo mafie, corruzione, rassegnazione e una Sicilia cupa, alla quale fa da contraltare la voglia di scoperchiare verità scomode del gruppo di protagonisti che Gioia raccoglie intorno a sè. Il lieto fine non c’è, e l’amaro è mitigato solo dalla voglia di non restare «inerti» di fronte alla paura.

In gara per un clic
Quello di «Inerti», per Barbara Giangravè, è stato un esordio ricco di impegni e soddisfazioni: oltre trenta presentazioni in tutta Italia, a partire da quella dello scorso 16 marzo alla Feltrinelli di Palermo, con un calendario fitto anche nei prossimi mesi, decine di recensioni su riviste locali e nazionali e una candidatura al premio indetto dall’Associazione Augusta, che sarà assegnato in base alle preferenze espresse dai lettori con un clic. Il 6 ottobre «Inerti» torna in Sicilia con una presentazione a Catania.

corrieredelmezzogiorno.corriere.it

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