Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

brexitL’Europa stamattina si sveglia senza la Gran Bretagna. Il referendum ha avviato il percorso di fuoriuscita del Regno Unito dall’Europa. La storia del vecchio continente si rimette in moto. Niente sarà più come prima. Riflettiamo e agiamo, se siamo capaci con idee e fare progettuale.

di Giuseppe Lumia
Prime considerazioni a cui non possiamo sfuggire:

da tempo sostengo che l’Europa è a un bivio, adesso sarà costretta, adesso saremo tutti costretti a scegliere la strada da imboccare. Così come siamo non va bene, non va per niente bene. O si cambia o si muore. Non è solo un’eccessiva semplificazione. Gli Stati Uniti d’Europa sono la strada migliore da imboccare. Una strada lastricata che può rimettere in moto la politica europea e ridare fiato ad un cammino istituzionale, sociale ed economico in grado di evitare la vittoria dei nazionalismi e dei populismi di ogni tipo, compresi quelli dell’antipolitica;

la politica tedesca della Merkel sta distruggendo l’Europa, è stata la migliore alleanza degli antieuropeisti inglesi e di quelli che si agitano in ogni Paese. Sì, è così. Un’ottusa politica restrittiva tutta giocata a fini interni mette in ginocchio lo sviluppo e la crescita, produce emarginazione e disoccupazione e indebolisce il ceto medio. Un processo che, come insegna la storia, sfalda il tessuto democratico e civile. Cambiare passo significa rimettere mano a politiche espansive, naturalmente non giocando sulla spesa pubblica ma investendo sullo sviluppo sostenibile, sui saperi, sul nuovo welfare, mettendo i talenti presenti, soprattutto nelle nuove generazioni, al centro del cammino che gli Stati Uniti d’Europa dovrebbero compiere;

senza una vera lotta alle povertà, senza una moderna risposta volta all’inclusione sociale nessuna politica, anche espansiva, potrà decollare. Lo stesso discorso vale anche per le politiche di integrazione, che difficilmente potranno trovare ampi consensi e robuste condivisioni se allo stesso tempo non si agisce per rimuovere le cause dell’emarginazione presente in tutte le città d’Europa, comprese quelle italiane;

la crisi della rappresentanza è ormai sotto gli occhi di tutti. Nel Regno Unito laburisti e conservatori non hanno saputo vincere la sfida. Si sono presentati all’appuntamento con la storia divisi, privi di credibilità, radicamento sociale e territoriale. E’ quello che sta avvenendo in quasi tutti i Paesi Europei: i partiti tradizionali arrancano e si ripiegano sempre più nella marginalità. La “riforma della politica”, intesa come radicale ripensamento del suo essere, della sua organizzazione e della sua capacità di e agire non può più essere rinviata. Stesso ragionamento vale per tutte le altre forme di rappresentanza, da quella sindacale a quella degli interessi, da quella dei soggetti del Terzo settore a quella religiosa.

uno sguardo particolare merita la Scozia dove è prevalso il sì all’Europa. Autonomismo moderno e Stati Uniti d’Europa sono delle buone coordinate per individuare la rotta da seguire.
Per la mia Sicilia l’esempio scozzese è una buona traccia da prendere in considerazione, per capire meglio verso dove orientare il nostro cammino. La storia chiama anche la Sicilia posta nel cuore del Mediterraneo a nuove scelte … ne riparleremo.

 

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos