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di Piero Innocenti
Fa sempre una certa impressione parlare di traffico e spaccio di droghe nel nostro paese, anche per chi è abituato, da anni, a trattare la materia.

Eppure, le notizie che, quotidianamente, riportano i giornali di sequestri di stupefacenti, di arresti di insospettabili spacciatori, di piantagioni di cannabis che spuntano qua e là, di droghe sintetiche vendute e prezzi stracciati, sono tante, troppe per non richiamare, ancora una volta, l’attenzione su di un fenomeno criminale che è causa di gravi problemi per la salute umana, che fa accumulare ingenti profitti alla criminalità mafiosa, italiana e straniera, e  che è fonte, soprattutto, di moltissimi episodi di violenza e di corruzione.

Un settore criminale il cui controllo vede certamente un impiego costante di molte risorse umane delle due forze di polizia a competenza generale, Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri (ma anche della Guardia di Finanza e delle Dogane), ma con risultati modesti rispetto alla sua forza e alla sua estensione.

E’ sufficiente dare uno sguardo all’ultima settimana (15-22 maggio) per capire come, ormai,  lo spaccio di droghe sia diventato una delle attività più fiorenti e redditizie sul “mercato del lavoro” illecito. Un mercato in cui la “richiesta” di spacciatori “referenziati”, ma anche alla prima esperienza, continua ad aumentare. Proviamo a riepilogare, sinteticamente alcuni degli episodi.  

A Gossolengo (Piacenza) i carabinieri arrestano un quarantaseienne che spacciava marijuana (in casa ne aveva sei etti), mentre, a Campremoldo, sempre nel piacentino, alcuni poliziotti, travestiti da contadini, bloccavano,  dopo una prolungata corsa nei campi, un marocchino che vendeva cocaina ad automobilisti di “passaggio” insieme ad un complice riuscito a dileguarsi.

Nelle stesse ore, a Barrafranca (Enna), la polizia sequestrava 122 kg di marijuana e 180 piante quasi pronte per lo smercio;  nel casertano una coppia finiva in manette per la detenzione di un chilogrammo di cocaina in casa, dove pure venivano sequestrati ben 413mila euro in contanti, in banconote di piccolo taglio, custodite in sacchetti di plastica sottovuoto.

Intanto, nel barese, si registra un aumento nel consumo di eroina, soprattutto tra i poveri e la comunità stanziale dei georgiani, e lo stesso allarme arriva da Roma, dove l’azienda municipalizzata (Ama) raccoglie in strada, mediamente, ogni mese, oltre 400 siringhe sporche di sangue.

Ma non c’è città dove, ogni giorno, non si annotino fatti di cronaca collegati alle droghe.

Così, a Massa Carrara, la polizia arresta  un pusher arabo di 29 anni,  con la cocaina nascosta in una scatola di caramelle;  a Giulianova (Teramo), un trentatreenne va in carcere per una trentina di grammi di hashish nascosti negli slip;  a  Rovigo, due albanesi vengono bloccati con un “sasso” di cocaina di oltre un etto e con 31mila euro frutto di spaccio. C’è, poi, chi equipaggiato da ciclista e con la mountain bike, gira in città (Bergamo), con lo zainetto pieno con alcuni chilogrammi di hashish, eroina e marijuana,  da piazzare e chi, invece, se ne va in giro a Quartu con il Suv e con alcuni chilogrammi di hashish nascosti sotto il sedile del veicolo. E, sempre per restare in Sardegna, i carabinieri portano in carcere ventisette persone (Operazione “Calesse”) per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di eroina, cocaina ed ecstasy, mentre a Cagliari e Sulcis viene smembrata una gang di una decina di persone che spacciavano droga fra i minori.

E, ancora, diciotto persone arrestate tra Bologna e Treviso per traffico di cocaina importata dal Sud America su container frigo per il pesce. Hashish e cocaina anche dall’Albania, per arrivare nella zona di Novara a bordo di un aereo ultraleggero, pilotato da un cinquattottenne italiano finito in manette con altri dodici complici.

Due spacciatori albanesi di cocaina, armati, catturati a Rozzano (Milano), mentre due ragusani, al mercato di San Giuseppe La Rena, nascondevano una decina di chilogrammi di marijuana tra frutta esotica e tuberi.

Restano sempre particolarmente attrattive le colture domestiche di cannabis.

Nelle campagne di Pollenza (Macerata), un cinquantacinquenne aveva trovato il modo di sistemare, in un vecchio casolare, una serra di marijuana, oltre mille piante, a cui si poteva accedere da una porta occultata da un vecchio armadio,  mentre, a Pesaro, un marocchino, aveva pensato di arrangiarsi curando una piccola piantagione in una abbandonata casa cantoniera dell’Anas. A Greccio (Rieti), invece, un uomo, arrestato, aveva pensato bene di coltivare marijuana nella casa della madre.

Insomma, fare lo spacciatore può essere un mestiere con pochi rischi e qualche guadagno interessante e, se si finisce in carcere, si è certi che presto si torna in libertà. Così come è successo ai 76 spacciatori, 44 stranieri e 32 italiani, finiti nella retata dei carabinieri di Roma ai primi di maggio, con il sequestro di tantissime dosi di marijuana, hashish, eroina e cocaina, e già tornati a “lavorare” sulla piazza della capitale.

Del resto i pusher, con la loro illecita attività, contribuiscono  alla crescita del Pil!  E dunque lasciamo che si espanda il mercato degli spacciatori, possibilmente già “navigati”, ma anche alle “prime armi”, da addestrare rapidamente prima dell’impiego operativo!

Droghe e violenza
26 maggio 2016

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