di Enzo Iacopino*
I giornalisti non sono i custodi dei segreti. Né in Italia, né all'estero.
Se accettiamo l'idea che non si debba ricercare la verità, indagando sui fatti e non sulle persone che ci forniscono le informazioni, possiamo chiedere che venga riesumato il Minculpop (la tentazione c'è, diffusa) con le sue "celebri" veline.
Il problema è, deve essere, se quel che viene pubblicato è vero. Non un astruso dibattito sulla legittimità della fonte a darci gli elementi che pubblichiamo.
Non ci sarebbe, in Italia, cronaca alcuna sulle inchieste giudiziarie, sul malaffare, sulla criminalità, sulla corruzione e così seguitando.
Una "non risposta", sollecitata e voluta, consentì di far esplodere il Watergate che tutti indichiamo come un esempio di grande giornalismo a tutela del diritto dei cittadini a sapere la verità.
Le censura e la stessa autocensura in nome di interessi primari (chi stabilisce quali sono e chi garantisce che il confine non venga spostato sempre più in avanti comprimendo il diritto dei cittadini all'informazione?) non hanno nulla a che fare con il dovere dei giornalisti.
Verità, interesse pubblico, pertinenza e continenza. Punto.
* Presidente pro tempore dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti
Foto © Ansa
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