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martello-giustizia-5di Adriano Varrica - 13 luglio 2015
Contrasto alle mafie e politiche in materia di droghe: un tavolo di lavoro al Parlamento Europeo
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Queste parole sono tratte dalla ultima relazione della Direzione Nazionale Antimafia guidata dal procuratore nazionale. Penso che tutti dovrebbero leggerle per farsi una idea sulle politiche in materia di droghe leggere.

Quanto al dato sui sequestri di cannabis, lo stesso evidenzia un picco che appare altamente dimostrativo della sempre più capillare diffusione di questo stupefacente.Non essendo maturate nuove e particolari tecniche investigative in tale ambito deve ragionevolmente ritenersi che a sequestri così imponenti ed in aumento corrisponda una massa circolante di cannabinoidi decisamente in aumento.

Per avere contezza della dimensione che ha, oramai, assunto il fenomeno del consumo delle cd droghe leggere, basterà osservare che considerato che, come si è detto, il quantitativo sequestrato è di almeno 10/20 volte inferiore a quello consumato si deve ragionevolmente ipotizzare un mercato che vende, approssimativamente, fra 1,5 e 3 milioni di Kg all’anno di cannabis, quantità che soddisfa una domanda di mercato di dimensioni gigantesche.

In via esemplificativa, l’indicato quantitativo consente a ciascun cittadino italiano (compresi vecchi e bambini) un consumo di circa 25/50 grammi pro-capite (pari a circa 100/200 dosi) all’anno.

Invero, di fronte a numeri come quelli appena visti e senza alcun pregiudizio ideologico, proibizionista o antiproibizionista che sia, si ha il dovere di evidenziare a chi di dovere, che, oggettivamente, e nonostante il massimo sforzo profuso dal sistema nel contrasto alla diffusione dei cannabinoidi, si deve registrare il totale fallimento dell’azione repressiva (rectius, degli effetti di quest’ultima sulla diffusione dello stupefacente in questione).

E quando si parla di “massimo sforzo profuso” in tale specifica azione di contrasto, si intende dire che – fatti salvi i sempre possibili miglioramenti qualitativi, ovvero la razionalizzazione o gli aggiustamenti nell’impiego delle risorse – attualmente, il sistema repressivo ed investigativo nazionale, che questo Ufficio osserva da una posizione privilegiata, è nella letterale impossibilità di aumentare gli sforzi per reprimere meglio e di più la diffusione dei cannabinoidi. Ciò per la semplice ragione che, oggi, con le risorse attuali, non è né pensabile né auspicabile, non solo impegnare ulteriori mezzi ed uomini sul fronte antidroga inteso in senso globale, comprensivo di tutte le droghe (impegno che assorbe già enormi risorse umane e materiali, sicchè, spostando ulteriori uomini e mezzi su tale fronte, di conseguenza rimarrebbero “scoperte” e prive di risposta investigativa altre emergenze criminali virulente, quali quelle rappresentate da criminalità di tipo mafioso, estorsioni, traffico di essere umani e di rifiuti, corruzione, ecc) ma, neppure, tantomeno, è pensabile spostare risorse all’interno del medesimo fronte, vale a dire dal contrasto al traffico delle (letali) droghe “pesanti” al contrasto al traffico di droghe “leggere”. In tutta evidenza sarebbe un grottesco controsenso.

Si può dire, allora, che i dati statistici e quantitativi nudi e crudi, segnalano, in questo specifico ambito, l’affermarsi di un fenomeno oramai endemico, capillare e sviluppato ovunque, non dissimile, quanto a radicamento e diffusione sociale, a quello del consumo di sostanze lecite (ma, il cui abuso può del pari essere nocivo) quali tabacco ed alcool.

La circostanza è aggravata dal fatto che il trend può ragionevolmente ritenersi in ulteriore crescita non solo per ragioni storiche e sociali ma anche in considerazione della minore deterrenza delle norme penali riguardanti le cd droghe leggere, sancita dalla recente sentenza nr 32/2014 della Corte Costituzionale, che sostanzialmente non consentono l’arresto in flagranza.

Dunque, davanti a questo quadro, che evidenzia l’oggettiva inadeguatezza di ogni sforzo repressivo, spetterà al legislatore valutare se, in un contesto di più ampio respiro (ipotizziamo, almeno europeo, in quanto parliamo di un mercato oramai unitario anche nel settore degli stupefacenti) sia opportuna

una depenalizzazione della materia, tenendo conto del fatto che, nel bilanciamento di contrapposti interessi, si dovranno tenere presenti, da una

parte, le modalità e le misure concretamente (e non astrattamente) più idonee a garantire, anche in questo ambito, il diritto alla salute dei cittadini (specie dei minori) e, dall’altra, le ricadute che la depenalizzazione avrebbe in termini di deflazione del carico giudiziario, di liberazione di risorse disponibili delle forze dell’ordine e magistratura per il contrasto di altri fenomeni criminali e, infine, di prosciugamento di un mercato che, almeno in parte, è di appannaggio di associazioni criminali agguerrite.

Una richiesta così equilibrata e chiara necessitava di una risposta politica e parlamentare a livello europeo. Da questo nasce la tavola rotonda internazionale che si terrà al Parlamento Europeo a Bruxelles lunedì 13 luglio dal titolo “Le politiche europee sulla lotta al traffico di stupefacenti e alle organizzazioni criminali: valutare un nuovo approccio in tema di droghe leggere“, organizzata dal deputato europeo Ignazio Corrao (M5S).

Questo momento di confronto vedrà come relatori le principali istituzioni impegnate a livello europeo e mondiale sul tema delle droghe ed in particolare l’UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime), il Consiglio d’Europa (Gruppo tematico Pompidou), Europol, Eurojust, l’EMCDDA (European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction). Sono stati invitati a partecipare al dibattito anche la Commissione Europea e la Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea.

Lo scopo dell’incontro è quello di far ripartire a livello europeo un dibattito non ideologico e basato sulle evidenze empiriche in tema di politiche europee e globali sulle droghe leggere e di efficacia dell’approccio della “World Drugs War” che da circa mezzo secolo è utilizzato a livello mondiale. La valutazione di tali politiche e della loro efficacia, al fine di vagliare l’eventuale necessità di una loro revisione, come evidenziato dal testo della Direzione Nazionale Antimafia, è oggetto di appelli sempre più forti da parte di coloro i quali si scontrano quotidianamente con le organizzazioni criminali e mafiose che traggono enormi profitti da tali traffici illeciti.

Ormai a livello mondiale questi richiami si susseguono, basti pensare alla relazione del 2011 della Global Commission on Drugs, al cui interno si trovano personaggi del calibro di Kofi Annan, di Javier Solana e di altri ex capi di governo e ministri di alcuni dei principali paesi mondiali.  La richiesta costante è una valutazione “laica” di politiche che ad oggi si sono dimostrate non efficaci nè per la tutela della salute dei cittadini né nell’ottica del contrasto alle organizzazioni criminali e mafiose.

Per questo con Ignazio e il resto dello staff abbiamo predisposto un piano di lavoro pluriennale per focalizzare il dibattito europeo sulla valutazione di tali politiche. La tavola rotonda del 13 luglio rappresenta un primo passo in tal senso, in risposta alle richieste messe nero su bianco dalla Direzione Nazionale Antimafia.

Purtroppo ad oggi la Strategia europea 2014-2020 in tema di droghe ignora completamente il dibattito mondiale esistente, non lo tiene in considerazione, non lo cita neppure. Si trincera dietro la parola “riduzione del danno” e “contrasto alle organizzazioni criminali” senza di fatto valutare se le politiche attuali possano essere una risposta agli obiettivi che ci si pone. Noi vogliamo che l’Unione Europea affronti questa tematica, pur nella sua complessità e difficoltà, e che si presenti con una posizione all’avanguardia durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite che si terrà l’anno prossimo.

La tavola rotonda si terrà nell’ambito dell’Intergruppo parlamentare sul crimine organizzato, la corruzione e la trasparenza e vede la co-organizzazione da parte della deputata Elly Schein.

ignaziocorrao.it

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