30 aprile 2015
Scoppia un caso attorno al tradizionale dibattito in ricordo della strage di Capaci, da qualche anno ormai organizzato alla facoltà di Giurisprudenza. Il direttore di Antimafia Duemila, Giorgio Bongiovanni, promotore dell’iniziativa, ha firmato un editoriale dal titolo pesante: «Il potere (osceno) dei baroni». E ha accusa il professore Giovanni Fiandaca, il delegato del rettore Lagalla per le iniziative a favore della legalità, di aver bloccato il convegno in aula magna. Bongiovanni parla di «censura ad personam» per l’incontro che avrebbe dovuto avere come protagonisti i pm Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita: «Fiandaca è decisamente tranciante; in quella che definisce “casa mia” - dice - non è ammissibile una conferenza con una simile impostazione».
Il professore di diritto penale, che di recente ha scritto con lo storico Salvatore Lupo un saggio parecchio critico sul processo “Trattativa”, non ci sta a passare per censore e contrattacca: «L’anno scorso, al convegno, sono state pronunciate in aula magna parole ingiuriose nei confronti miei e di Lupo. Quest’anno, il consiglio di presidenza ha deliberato di chiedere ai curatori dell’iniziativa di partecipare all’organizzazione dell’evento, indicando i nomi di alcuni relatori. Non vedo nulla di strano alla partecipazione dell’università all’iniziativa - dice Fiandaca - quel convegno concede dei crediti formativi agli studenti». Ma, alla fine, dopo una riunione con un rappresentante di Antimafia Duemila, l’accordo non si è trovato. E il convegno a Giurisprudenza è saltato, si farà probabilmente in un’altra sede. Bongiovanni rilancia: «Scandalosa censura nell’università dove si sono laureati Falcone e Borsellino». Fiandaca replica: «Sono stati loro a ritirare la richiesta dell’aula magna. Noi eravamo pronti a un dibattito a più voci».
Tratto da: La Repubblica-Palermo del 30 aprile 2015
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di Giorgio Bongiovanni e Lorenzo Baldo