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milazzo-alfiadi Annamaria D'Alessandro - 22 gennaio 2014
Con la sua fondazione "La città invisibile" raccoglie i ragazzi dai quartieri di Catania ad alto tasso di malavita, insegna loro uno strumento e organizza concerti. Sono migliaia i ragazzi coinvolti e "strappati" al rischio della manovalanza mafiosa. "Ma dateci una sede", chiede ora Alfia alle istituzioni.

“Sono tornata in Sicilia cinque anni fa, dopo aver studiato e lavorato a Milano. E l'ho trovata molto peggio di come l'avevo lasciata”. Alfia Milazzo, 46 anni, laurea in Filosofia e un passato all'Eni, parla da Biancavilla, in provincia di Catania, dove di mafia si muore, nei giri di vendette o per gli sgarbi. Eppure, “la mafia non è solo il nodo criminale che spara, spaccia e chiede il pizzo, è molto più forte nella cultura del favore, delle clientele politiche” che toglie tutti i diritti, primo fra tutti quello di esprimersi. “È come se gli abitanti dei quartieri catanesi più duri, San Cristoforo regno di Nitto Santapaola, Librino, Zia Lisa, come ad Adrano, Biancavilla, Santa Maria di Licodia, non avessero voce. Fanno solo quello che viene loro ordinato, non osano ribellarsi e se qualcuno ci prova si sente rispondere che, tanto, non cambierà mai nulla.I bambini, per esempio, vagano per le strade, non hanno centri dove giocare, attività organizzate. La maggior parte degli insegnanti loro destinati non vedono l'ora di essere trasferiti, quindi anche la scuola, almeno quella pubblica, non riesce a trasmettere poco. In questa desolazione Alfia ha creato la Fondazione "La Città invisibile": “Una struttura per gli invisibili, i bambini che i poteri forti hanno tutto l'interesse a tenere senza cultura e senza “voce”. In modo che, nel prossimo futuro, non potranno che essere nuova manovalanza mafiosa”.

Strumenti e lezioni gratis
La Fondazione usa musica e poesia per insegnare il rispetto delle regole. Chiama maestri venezuelani che seguono “il Sistema” di José Abreu
, metodo che, in quasi 40 anni, ha coinvolto nel paese latinoamericano 350mila giovani. Vengono create 3 orchestre infantili e giovanili, con 470 bambini e ragazzi, 5mila giovani. Gli strumenti sono gratis, “all'inizio erano oggetti cinesi economici, oggi vengono da una liuteria di Cremona, grazie a una collaborazione con Analai (associazione nazionale liuteria artistica)” spiega Alfia. “Le lezioni, una o due volte alla settimana, sono gratis, perché i maestri sono volontari e si accontentano di un alloggio. Il problema sono le strutture: attualmente siamo ospiti in parrocchie delle periferie, in luoghi spesso non abbastanza ampi per importanti prove d'orchestra, con la presenza di un centinaio di piccoli musicisti. Inoltre i bambini spesso non hanno famiglie pronte ad accompagnarli. Siamo noi volontari a scarrozzarli da una parte all'altra della città, sia per le prove che per i concerti. Abbiamo chiesto una sede e un pulmino, ci sarebbero fra i beni confiscati alla mafia. Ma pastoie burocratiche e preferenze continuano a penalizzare gli Invisibili”, denuncia la presidente.

Poesie per aprire la mente
Durante incontri formativi pre-musica di quella che si chiama scuola di musica e di vita Falcone e Borsellino, Alfia legge anche dei piccoli brani di poesia: “Per essere liberi, dalla mafia come da ogni forma di condizionamento bisogna conoscere più parole possibili” spiega a platee di piccoli, sempre attentissimi. “Lo diceva don Milani: ogni parola non imparata oggi è un calcio che si riceverà domani. Don Puglisi è stato ucciso perché tentava di educare i giovani con la cultura. La mafia odia chi insegna a parlare bene perché insegna anche a pensare. E gode della povertà di linguaggio. Invece la poesia arricchisce il vocabolario di chi la legge.A scuola noi bambini ci sentiamo come foglietti bianchi, che nessuno usa per scrivere. Persone come Giuseppe Fava, invece, quei foglietti li riempivano di parole vere. Perciò suonerò più forte per lui” si sente rispondere da bimbi come Maria (nome di fantasia), 11 anni al quartiere San Cristoforo, un passato di violenze e maltrattamenti, la voglia di ritrovarsi grazie al suo strumento. Nella convinzioni poco più di un anno la Città Invisibile ha aderito al progetto Buon Libro e regalato oltre 500 volumi. Nella foto, la piccola violinista, Rachele, prima del concerto in occasione del 21esimo anniversario della strage di via D'Amelio, mostra la foto di una delle vittime e "recita" il suo pensiero scritto ad hoc.

Ma adesso ci vuole una sede
Negli ultimi 3 mesi l'orchestra ha tenuto 13 concerti, l'estate scorsa, nell'anniversario della morte di Borsellino, ha suonato a Palermo, presso l'albero intitolato al giudice. L'8 marzo animeranno la consegna del premio Bianca di Navarra, che la Fondazione per le donne siciliane consegnerà a Rossella Lucà, giovane di Gela, per una ricerca sul cancro al seno
. Oltre alle tre orchestre esistenti, c'è un nucleo di fiati a Siracusa e si lavora per aprire una sezione a Palermo.
Ma il progetto è sempre a rischio, senza una sede idonea. “Non siamo solo una scuola, dobbiamo avere una porta sempre aperta perché arrivano minori con problemi di tutti i generi”. Alfia Milazzo si appella, come ha sempre fatto, a istituzioni e privati sensibili: “Sentire bimbi di quartieri poverissimi suonare Mozart, Beethoven, Vivaldi a livelli professionali o sentirli discutere di libri di grandi pensatori è un miracolo che noi vediamo ogni giorno. Gli invisibili hanno un talento che chiede solo di poter emergere per arricchire tutti. Se la mafia avrà meno uomini e donne disposte a delinquere lo si dovrà al loro nuovo livello etico e culturale. E la cultura costa meno delle carceri e rende di più”.

iodonna.it

In foto: Alfia Milazzo con alcuni dei suoi "concertisti"

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