Presentata la relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia di Lecce
Una mafia all'apparenza “dormiente” ma ancora ben presente in provincia di Lecce dove i boss, sebbene oramai per la maggior parte reclusi, continuano a tessere le loro trame. La relazione semestrale della Dia di Lecce - competente per il capoluogo salentino, per Brindisi e Taranto – fotografa una situazione di stallo. “In linea generale la criminalità organizzata sta cambiando connotazione – ha commentato Carla Durante, capo sezione della Dia di Lecce nel corso dell'incontro di presentazione di questa mattina - lo sta facendo perché cercano di trovare metodologie per superare ostacoli che noi poniamo”.
A Brindisi la situazione appare ancora più statica: sembra ci sia un assetto stabile che non fa pensare a mutamenti importanti dopo le importanti operazioni di polizia portate a termine negli anni scorsi.
A Taranto, dopo un periodo di grande fermento con gruppi che hanno cercato di prevalere su altri, alcune grandi operazioni di polizia giudiziaria hanno frenato gli slanci dei gruppi criminali emergenti.
I reati sui quali si concentrano le mire dei clan sono il traffico di stupefacenti (la vicinanza con l'Albania incide moltissimo), l'usura (su cui è difficile fare stime perché è un fenomeno per la maggior parte sommerso), estorsioni.
“Il vero cancro sono le infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti- ha aggiunto Durante -uccide economia buona e devia denaro pubblico in contesti malati. E' un settore su cui bisogna focalizzare l' attenzione. In merito a collegamenti con amministrazioni locali non abbiamo dati oggettivi se non quelli già noti emersi nelle inchieste giudiziarie degli anni passati ma è evidente che rimane un obiettivo primario dei gruppi criminali perché molto appetibile”.
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