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de-nozza-miltodi SONIA GIOIA - 25 ottobre 2013
Tirante in ballo anche le famiglie. Per il pm De Nozza lungamente impegnato nella lotta alla Sacra corona unita si tratta dell'ennesimo episodio
Brindisi.
Proiettili, due a testa, e minacce per il pm della Procura di Brindisi Milto De Nozza, per il capo della Squadra mobile Alberto Somma, per l'ispettore capo della sezione antiracket e antirapina della polizia Giancarlo Di Nunno e per un altro agente della stessa divisione. Munizioni e messaggi intimidatori destinati al magistrato inquirente e agli investigatori sono partiti da mittente sconosciuto, naturalmente, ma lo scopo delle missive non lascia spazio a interpretazioni. Due buste contenenti ciascuna due proiettili e una lettera anonima con frasi intimidatorie, bloccate al Centro di smistamento delle Poste di Bari. L'autore, o gli autori, invitano esplicitamente i destinatari a moderare lo zelo nel proprio lavoro, ma senza entrare troppo nel dettaglio. A corredo, minacce di morte, estese anche alle famiglie. Lettere e proiettili sono stati immediatamente posti sotto sequestro, e il prefetto Nicola Prete non ha esitato a convocare un comitato per l'ordine e la sicurezza al fine di decidere in che modo e misura intervenire a tutela del pubblico ministero preso di mira tanto quanto gli investigatori.

Per De Nozza non è la prima, ma la terza volta. Il giovane magistrato, per lungo tempo applicato all'antimafia, ha vissuto per anni guardato a vista dagli uomini della scorta, esattamente dal 4 novembre 2006 fino a luglio dell'anno in corso. Sette anni fa De Nozza ricevette il primo messaggio, firmato dalle ultime frange di resistenza della Sacra corona unita: i primi tre proiettili, spediti più o meno con le stesse modalità, con la differenza che quella volta la busta fu poggiata sulla scrivania al quarto piano del Tribunale dove il pm è di stanza. Il secondo avvertimento, dello stesso tenore, è arrivato a gennaio del 2010: tre proiettili in una busta sigillata dall'apparenza innocua, e nemmeno una parola. All'epoca il mittente si affidò insomma all'eloquenza dei proiettili. Nel frattempo De Nozza ha firmato richieste di condanna a carico della Scu per diverse centinaia di anni, puntualmente sottoscritte dai Tribunali che hanno decimato il clan Bruno di Torre Santa Susanna, il clan Brandi egemone a Brindisi, ma anche le nuove leve della Sacra, i nipotini della Scu di San Pietro Vernotico devoti a Totò Riina. Lo stesso pm ha firmato le indagini sull'attentato al Morvillo Falcone, stanando il killer di Copertino Giovanni Vantaggiato, salvo poi vedersi revocare l'inchiesta a seguito della frattura fra la Procura di Brindisi e l'antimafia di Lecce.

Da qualche tempo insomma, De Nozza non si occupa più di mafia, la scorta gli è stata nel frattempo revocata, ma a quanto pare la destinazione verso altri ambiti d'inchiesta non ne ha ridimensionato le inimicizie, almeno a giudicare dal pacchetto intimidatorio numero tre. Ma chi, e perché? I due principali interrogativi ai quali dovrà rispondere l'inchiesta avviata dalla Procura sono strettamente legati a un altro quesito, ossia quale tipo di legame, almeno a partire dalla prospettiva del mittente, vi sia con il resto degli investigatori presi di mira. La lettera anonima abbinata ai proiettili non lo dice. Resta un fatto che gli agenti destinatari delle minacce sono collaboratori di De Nozza, stretti e di lungo corso, e insieme a lui hanno firmato alcune delle indagini più scottanti degli ultimi anni in territorio brindisino.

bari.repubblica.it

In foto: il pm Milto De Nozza

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