Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

9 novembre 2011
Roma. Il prestanome che si intestava i beni della mafia è morto, ma la guardia di finanza ha sequestrato ugualmente i beni ai suoi eredi. È successo a Bari, grazie ad una nuova normativa che permette il sequestro preventivo anche nei confronti degli eredi di soggetti deceduti. Lo ha reso noto il comando provinciale delle Fiamme gialle in un comunicato. Beni per 102 milioni di euro, riconducibili al clan barese Parisi-Stramaglia, sono stati confiscati dalla guardia di finanza agli eredi dell'imprenditore Michele Labellarte, morto nel 2009 e considerato il riciclatore delle ricchezze della cosca. Il patrimonio confiscato è costituito da 8 societ… di capitali, 89 immobili (ville di pregio, appartamenti, capannoni industriali, terreni nelle province di Bari, Brindisi e Mantova), conti correnti bancari e automezzi. Il provvedimento rientra nell'operazione «Domino», che nel dicembre 2009 aveva portato all'arresto di 83 presunti affiliati ai clan baresi.

ANSA


Confisca beni in puglia: imprenditore lavò tesori clan

9 novembre 2011
Bari. Fu il boss di Valenzano (Bari), Michelangelo Stramaglia, a rivolgersi a Michele Labellarte, imprenditore 'rampanta' del posto, per 'lavare' il tesoro del clan: sei miliardi di vecchie lire in contanti. È quanto emerge dalle indagini che oggi hanno portato alla confisca, da parte dei militari della Guardia di Finanza, di beni per oltre 100 milioni di euro agli eredi di Michele Labellarte morto nel 2009 e che, secondo la Procura di Bari, avrebbe aiutato il clan Parisi-Stramaglia a convertire da lire in euro parte del patrimonio del clan ottenuto con il traffico di sostanze stupefacenti, ma non solo. Labellarte, quindi, contattato da Stramaglia, diventò il «cassiere» del clan con il compito di investire e diversificare i contanti ricevuti. E lui, in seguito, lo ha fatto avvalendosi di prestanome ai quali ha intestato numerose società e conti correnti bancari, costituendo il cosiddetto «Gruppo societario Labellarte». Secondo quanto accertato dagli inquirenti, sono otto le società avviate da Labellarte e amministrate da «teste di legno»: la Uniedil srl e Alitrading srl di Bari, Labellarte Francesco Srl, Panarale Srl, L'Emiro Srl, Duemilasessantuno Srl, tutte con sede a Valenzano, la Ellemme Srl di Cellamare e la Started Srl con sede a Bozzolo (Mn). Imprese che poi avrebbero investito nell'acquisto di ville, appartamenti, capannoni industriali e terreni edificabili. Ma il sogno di Labellarte era quello di costruire a Valenzano un Campus universitario da 3500 posti letto per i fuori sede. Un progetto rimasto sulla carta nonostante fosse stato avviato tutto l'iter, a cominciare dall'acquisizione dei suoli. Oltre alle otto società oggi sono stati sottoposti a confisca: 89 immobili (tra cui ville, appartamenti, capannoni industriali e terreni) ubicate a Bari e in provincia, a Brindisi e a Mantova, 83 rapporti di conti bancari e quattro automezzi, per un valore complessivo pari a circa 102 milioni di euro. «Il decreto di confisca odierno - sottolineano dalla Guardia di finanza - è importante perchè ha consentito l'acquisizione definitiva dei suddetti beni al patrimonio dello Stato».

ANSA