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pizzo cantieri loreto di martino espositoLe rivelazioni di Alfonso Loreto
di Rosaria Federico

“Oggi non esiste più il collante tra il clan, noi e il clan Cesarano, perché il clan Cesarano all’interno è spaccato, io ero l’uomo di fiducia di Nicola Esposito ‘o mostro, a Scafati e Santa Maria la Carità”: Alfonso Loreto, il pentito figlio di Pasquale, parla dell’alleanza tra il gruppo Loreto-Ridosso e il clan Cesarano. E’ lo scenario dell’evoluzione della camorra tra il 2008 e il 2016, anno in cui Alfonsino decide di collaborare con la giustizia. Retroscena di un’alleanza criminale che ha permesso ai due gruppi di mettere a segno estorsioni e episodi di usura tra Scafati e i paesi dell’area stabiese. Alfonso Loreto racconta quell’evoluzione criminale e le alleanza fatte e disfatte negli ultimi otto anni. “Ero l’uomo di fiducia di Nicola ‘o mostro – dice Loreto – e abbiamo fatto estorsioni insieme, preso accordi, progetti omicidiari insieme che poi non si sono avverati perché poi mi hanno arrestato per la pistola”. Poi dopo l’arresto di Alfonso Loreto nel marzo del 2012 è stata la volta di Nicola Esposito a finire in manette. A sostituire Esposito, a capo del clan Cesarano, era rrivato poi Agostino Cascone, alias pappariello, altro personaggio di spicco della camorra stabiese. “Veniva lui tutti i giorni a casa mia, diciamo per aggiornarci. Nel momento in cui arrestano me, – racconta il pentito – Ridosso Gennaro compie un’ultima estorsione per Nicola Esposito, un recupero per un’estorsione per Nicola Esposito mentre io ero in carcere”. Ma a quel recupero non corrisponde una riconoscenza da parte di Esposito e la forte alleanza con i Cesarano si allenta. “Ha recuperato un’estorsione di quattromila euro e Nicola Esposito non ha dato niente sapendo che io e il fratello stavamo in carcere”. Quando Alfonso Loreto ritorna libero, i rapporti si rinsaldano questa volta con Luigi Di Martino, visto che un’ordinanza di custodia cautelare della Dda di Napoli aveva decimato la cosca di Ponte Persica. “’O profeta (Di Martino, ndr) è legato molto a Ridosso Gennaro dai tempi di Salvatore Ridosso – dice Loreto – praticamente Gennaro e Luigi “ò profeta” sono compari e comparielli diciamo di quest’ambito, quindi diciamo sostanzialmente”. Questo legame porta i Loreto-Ridosso ad andare oltre i confini di Scafati, ad agire con scaltrezza per estorsioni a Boscoreale, Pompei, ma anche a Sant’Antonio Abate o a Castellammare. “Io tengo via libera da Nicola ‘o mostro” andava dicendo Alfonso Loreto a personaggi della criminalità organizzata dei paesi vicini. Tant’è che diventano protagonisti anche dell’estorsione al Bingo di Pompei dei fratelli Moxedano.
Ma il pentito di Scafati racconta altri episodi sui quali non è ancora fatta piena luce a cominciare da un’estorsione ad un imprenditore edile di Santa Maria la Carità che stava ristrutturando una volla appartenuta alla famiglia del calciatore Fabio Quagliarella. “Con Nicola Esposito abbiamo fatto un’estorsione a Michele ‘o piluso – rivela Loreto – e se volete ve la racconto mo’”. E poi continua: “L’estorsione a Michele ‘o piluso, il cognome non me lo ricordo, di Sant’Antonio Abate, che poi è diventato amico paradossalmente di Ridosso Gennaro moltissimo”. L’estorsione raccontata da Loreto è una richiesta di danaro fatta ad un imprenditore edile tra il 2009 e il 2010, consumata tra Santa Maria la Carità e Castellammare. “Michele o’ piluso, lo conosceranno tutti, è facile risalire, e stava facendo… stava ristrutturando una grossa villa acquistata dal padre, da un familiare di Fabio Quagliarella, in via Santa Maria La Carità, nella traversa dove abitava Sabatiello o’ croccante, che fu ucciso all’epoca, in quella traversa …comunque una traversa di Santa Maria la Carità stavano facendo una grossa villa con stu Michele o’ piluso e venne Agostino Cascone e mi disse dice Alfo’ chist sta “fravcann” a’ carità e amico vostro però neanche si è fatto presente, diciett mo’ lo purtamm noi però non lo male trattate dicimm perché alla fine…comunque andammo a prendere io e Ridosso Gennaro, andammo a prendere sto Michele o’ piluso che si presentò con un suo socio all’epoca, un certo Marittiello,“capuzzella”, detto “capuzzella”, li portammo… Nicola Esposito perché non si poteva muovere da Castellammare di Stabia li portammo nell’edificio di Eduardo “o’ stuccaiuolo” avemmo lì l’incontro”. Gli chiesero 5mila euro. Ma un altro affare che i Ridosso Loreto avevano con i Cesarano era quello dei videopocker. “Sì poi i videopoker e tenimm in concomitanza” dice Loreto.

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