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gomma a terraL’anticamorra con le ruote a terra. La macchina di servizio che ieri mattina stava accompagnando il pm della Direzione distrettuale antimafia Fabrizio Vanorio a Santa Maria Capua Vetere, dove il magistrato doveva rappresentare l’accusa in un processo al clan dei Casalesi, è rimasta in panne sull’autostrada a causa dello scoppio di una gomma.
La vettura stava circolando con la ruota di scorta a causa dei disagi al parco auto già denunciato pubblicamente dall’Associazione magistrati. «Non è la prima volta che succede, purtroppo commenta il pm Vanorio - la situazione sta diventando insostenibile, ormai mancano le condizioni minime di sicurezza per la circolazione dei veicoli. Buona parte delle auto ha le ruote di scorta fuori uso. Quando ci mettiamo in viaggio per andare in udienza o per interrogatori fuori sede, dobbiamo augurarci di non bucare le gomme». In aula, il pm è arrivato con oltre tre ore di ritardo e ha chiesto di mettere a verbale quanto accaduto sull’autostrada. «Ma i disagi non sono limitati alla giornata di oggi - spiega - se non fosse scoppiata la gomma, sarei arrivato ugualmente in ritardo perché le auto sono ridotte all’osso. Le riparazioni si protraggono per giorni, se non addirittura per mesi, in attesa che arrivo le autorizzazioni da Roma». La responsabilità degli stanziamenti, ricorda il pm Vanorio, «compete per legge al ministero». Quanto accaduto, argomenta il magistrato, «si inserisce certamente in un problema di sicurezza più generale». E aggiunge: «In maniera sorprendente, negli ultimi anni, sono stati lasciati scoperti e privi di tutela buona parte dei sostituti della Direzione distrettuale antimafia per una decisione dei competenti organi del ministero dell’Interno. Se viene, giustamente, rispettata l’esigenza di proteggere colleghi che si sono occupati di indagini sui Casalesi e sui clan napoletani anche dopo essere usciti dalla Dda, a maggior ragione bisogna garantire protezione a chi, quotidianamente, si dedica a questi processi». Vanorio chiede «una gestione non burocatica di questa emergenza. La Procura non può giocare sempre in difesa e farsi carico di problemi dell’autorità politica. Occorre che dirige l’ufficio sia più incisivo nell’assumersi le proprie responsabilità nei confronti del governo».
Ma forse la fotografia più emblematica della situazione è un’altra: «Dopo l’incidente - racconta il pm Vanorio - mentre io con un’altra vettura correvo in udienza, l’autista è rimasto per quasi tre ore accanto alla nostra macchina, fermo su una piazzola dell’autostrada: aspettava il carro attrezzi nella disponibilità del ministero della Giustizia: rotto anche quello».
(dario del porto)

La Repubblica dell'8 marzo 2016

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