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10 luglio 2015
Napoli. "Le autorità non hanno reagito denunciando quello che accadeva attorno a loro e mi sono sempre chiesto la ragione perché nei casi più evidenti non interveniva". E' Antonio Iovine, l'ex capo della camorra dei Casalesi, a parlare con i pm della Dda di Napoli. "Voglio farvi un esempio che mi coinvolge direttamente - racconta - dal 1989 una impresa a me direttamente riferibile ha gestito gli appalti per la refezione scolastica in numerosi comuni dell'agro aversano. Era noto a tutti che quella era un'impresa di Antonio Iovine eppure nessuno si era mai opposto a questo sistema". Il pentito spiega poi ai magistrati il modo nel quale riusciva a gestire il clan quando era latitante: "La priorità era perseverare la mia latitanza. Per questa ragione le persone a me legate io le distinguevo in tre cerchi, fra quelle che avevano contatto diretto con me fino a quelle più lontane.
Naturalmente nel tempo alcune persone sono cambiate soprattutto fra quelle che avevano il compito di provvedere ai miei spostamenti". C'era chi guidava l'auto, chi convocava gli appuntamenti e chi per esempio dormiva con lui.

AGI

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