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12 febbraio 2014
Napoli. La direzione investigativa antimafia di Napoli ha dato esecuzione a un decreto di confisca beni per un valore di circa 10 milioni di euro nei confronti di Raffaele Sarnataro, imprenditore nel settore della raccolta, trasporto e smaltimento rifiuti legato al clan La Torre. I beni oggetto di confisca erano stati sequestrati il 9 maggio 2012. Si tratta di immobili, tra Napoli (in particolare una lussuosa abitazione in via Crispi), Anacapri e Olbia; un capannone industriale a Secondigliano; quote di partecipazione a tre societa'; capitale sociale e beni strumentali di una societa' con sede ad Anacapri; capitale sociale beni strumentali di una srl con sede a Roma che si occupa di costruzione e gestione di immobili; titoli, auto e moto. Raffaele Sarnataro nasce come imprenditore agli inizi degli anni '80 e diventa, grazie all'appoggio del clan, il proprietario della discarica Bortolotto, nel comune di Castel Volturno, aggiudicandosi anche un cospicuo appalto del servizio di prelievo e smaltimento rifiuti in molti Comuni del Casertano. La discarica l'ha rilevata insieme a un socio da un altro imprenditore del clan, Giuseppe Diana, e gli garantisce utili per circa un miliardo e mezzo di lire annui. Il clan La Torre, pero', riceve da lui ogni mese 60 milioni di lire, e per gli investigatori questo e' il segnale che il boss Augusto La Torre e' il socio occulto di Sarnataro. Una circostanza che lo stesso capo clan, arrestato nel 2001, confermera' quando decide due anni dopo di diventare collaboratore di giustizia.
Sarnataro era gia' stato arrestato il 28 agosto del 2000 e una parte dei suoi beni era stata oggetto di sequestro nel 2004 e poi di confisca nel 2006 ma il 31 gennaio 2011 la Cassazione aveva annullato questi provvedimenti, perche' all'epoca della confisca non sussisteva nei suoi confronti il requisito di pericolosita'. Le indagini degli uomini del centro operativo partenopeo hanno portato pio il collegio per l'applicazione di misure di prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere presieduto da Raffaele Magi prima a sequestrare e ora a confiscare beni intestati a lui, al fratello Massimo e alla moglie anna Corvino.

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