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5 febbraio 2014
Napoli. G.L. e S.B. sono stati arrestati dai carabinieri della Sezione Operativa del Reparto Territoriale di Aversa, per l'omicidio di Antonio D'Alessio, ucciso a Carinaro, il 13 ottobre 2001, mentre era a bordo della sua auto da sicari che gli spararono 13 colpi d'arma da fuoco.

L'arresto è stato portato a termine a conclusione delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli (Dda), in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Napoli. G.L. e S.B. sono ritenuti responsabili di concorso in omicidio, con le aggravanti di aver commesso il fatto con premeditazione e di aver agito per motivi abietti e futili, e di illegale detenzione e porto di armi con l'aggravante del metodo mafioso.

L'omicidio, secondo la ricostruzione accusatoria, venne organizzato da L.G., attuale collaboratore di giustizia, per riaffermare la supremazia dell'organizzazione dei Casalesi, fazione Bidognetti nei confronti del gruppo antagonista dei Cantiello, a cui apparteneva la vittima.

La scissione interna al gruppo Bidognetti, spiegano gli inquirenti, avvenne negli anni 95'-96', a seguito dell'arresto del capo, Francesco Bidognetti. Alcuni affiliati, diretti da Salvatore Cantiello, detto Carusiello, si schierarono con la famiglia Schiavone, divenendone organici. L'episodio delittuoso in esame maturò in un momento storico in cui era in atto la guerra tra il gruppo Bidognetti e il gruppo Cantiello degli scissionisti.

Secondo gli inquirenti S.B. e L.G. si erano appostati nel parcheggio del centro commerciale di Teverola con il compito di segnalare la presenza della vittima. L.G., attuale collaboratore di giustizia, insieme a G.L., come esecutori materiali si sono affiancati all'auto di D'Alessio e hanno esploso numerosi colpi d'arma da fuoco, uccidendolo.

Nel corso dell'indagine, che ha portato all'individuazione degli autori dell'agguato, i carabinieri della Sezione Operativa del Reparto Territoriale di Aversa hanno raccolto riscontri oggettivi alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, che hanno consentito di fare piena luce sul contesto di riferimento.

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