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Ricordato l'imprenditore eliminato il 16 maggio 2008 da un commando agli ordini di Giuseppe Setola
di RAFFAELE SARDO - 16 maggio 2013
"Voglio gridare forte il nome di Domenico Noviello, mio padre, affinché rimbombi e arrivi chiaro e deciso a tutti.  Lo grido soprattutto per quelli che non vogliono sentire il suo nome e quelli per cui Domenico Noviello rappresentava un problema".

FOTO/Cinque anni dalla morte di Noviello, la cerimonia

Massimiliano, il figlio di Mimmo Noviello, ucciso dalla camorra il 16 maggio del 2008, a Baia Verde, a pochi chilometri dal centro di Castel Volturno, parla in una sala consiliare del Comune di Castel Volturno stracolma di gente. Sono venuti tutti per ricordare l'imprenditore che ebbe il coraggio di sfidare la camorra, dopo una breve cerimonia sul luogo dove Noviello venne assassinato da un commando del boss Giuseppe Setola.

Ci sono le autorità: Prefetto, Questore, Comandante provinciale dei Carabinieri, del corpo forestale, l'ex sottosegretario Alfredo Mantovano, il commissario del Comune, Antonio Contarino, Elisabetta Belgiorno, commissario straordinario del governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura.

Ma ci sono anche tanti ragazzi delle scuole, accompagnati dai loro insegnanti. E poi i familiari delle vittime. Tanti anche loro, guidati dal neo presidente, Alfredo Avella, insieme alle associazioni Libera, Comitato don Peppe Diana, Centro Fernandes, Jerry Masslo.

Ma soprattutto ci sono quelli della Federazione nazionale delle associazioni Antiracket ed Antiusura Italiane, con Tano Grasso e Silvana Fucito, che sin dal quel tragico giorno non hanno mai lasciato solo Massimliano Noviello e i suoi familiari, che oggi sono tutti presenti e seduti in prima fila.

"Lui è tutti noi. E' tutti quelli che non ci stanno  -  continua a dire il figlio di Noviello senza rabbia, ma anche senza rassegnazione -  E' tutti quelli che preferiscono morire piuttosto che piegarsi. Piuttosto che sottostare a sporchi ricatti. Quelli che rifiutano il puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza e della complicità" cita Paolo Borsellino, ma sono parole che dette in questa circostanza assumono ancora maggior significato.

"Dal 2010 è nata a Castel Volturno l'associazione Antiracket intitolata a Mimmo Noviello  -  ricorda Luigi Ferrucci, il presidente di questa nuova associazione di imprenditori  -  non è stato facile partire, ma oggi c'è sempre più gente disposta a seguirci, a denunciare gli estorsori. Nelle ultime settimane altre otto persone hanno fatto la nostra stessa scelta. Segno che il sacrificio di Mimmo, non è stato vano".

E di questo è convinto soprattutto Tano Grasso: "Dobbiamo riuscire a dimostrare sul campo che i nostri valori sono più forti di quelli della criminalità, perché quando si uccide un imprenditore l'effetto intimidatorio è molto più forte di quando si uccide un magistrato. E qui sta avvenendo un fatto importante: L'omicidio di Noviello da messaggio intimidatorio, si capovolge e diventa un messaggio di speranza. Un po' quello che è successo 20 anni fa con Libero Grassi. Dobbiamo però dimostrare sul campo che istituzioni sono con noi e si fanno vedere che sono dalla tua parte. Questo a Castel Volturno sta avvenendo".

Lo sanno anche associazioni come ol comitato do Peppe Diana: "Ci proviamo a cambiare queste terre  - dice Valore Taglione, coordinare dell'associazione  -  e per questo stiamo al fianco delle famiglie delle vittime. Ci siamo costituiti parte civile al processo contro gli assassini di Noviello". 

Alfredo Avella, neopresidente del coordinamento campano dei familiari delle vittime. "Le vittime sono tutte uguali. Ma qualche vittima consente anche messaggi diversi. Mimmo Noviello è uno di questi. Nel ricordarlo vogliamo che passi il messaggio positivo che ha lasciato Mimmo. E cioè che era una persona normale che si è ribellato alla camorra, anche se ha pagato il pezzo più alto. Ma per far passare il messaggio abbiamo bisogno della presenza delle istituzioni".
 
"Con l'omicidio di Domenico Noviello -  ha ricordato l'ex sottosegretario Alfredo Mantovano  -  è nato anche il modello Caserta. Cioè un raccordo continuo nel tempo tra le istituzioni e le forze dell'ordine per capire i progressi e i punti deboli nella lotta contro la criminalità".

"Le istituzioni  sono vicine ai cittadini  - ha detto prefetto di Caserta, Carmela Pagano -  e questo si nota anche con la presenza in questa sala di tanta gente". La conferma indiretta che qualcosa cambia anche a Castel Volturno, arriva dal Questore di Caserta, Giuseppe Gualtieri. "Sono sempre più gli imprenditori che hanno il coraggio di denunciare i malavitosi nelle aule di tribunale. Tantissimi ci contattano anche in privato".

"Stamattina sono emozionata  -  ha esordito Elisabetta Belgiorno, commissario straordinario del governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura  -  sono emozionata come quando l'istituzione che rappresento si è costituita parte civile nel processo contro gli aguzzini di Noviello. Un processo  che ho seguito di persona nell'aula del tribunale, fianco a fianco ai familiari di Mimmo". 

Un processo che si è già celebrato con il rito il abbreviato a carico di tre imputati, Massimo Alfiero, Giovanni Bartolucci, Davide Granato. Tutti e tre condannati all'ergastolo con sentenza emessa il 4 dicembre nell'aula del Tribunale di Napoli, dinanzi alla Sezione 35.

A Santa Maria Capua Vetere, invece, si  si sta celebrando il  processo con il rito ordinario a carico di altri imputati del commando. "Ci troviamo qui non solo per omaggiare i nostri cari uccisi dalla criminalità  -  ha concluso Massimiliano Noviello il suo accorato intervento -  ma è per guardare avanti. Per raccogliere la speranza di un domani migliore e, soprattutto per non dimenticare chi  ha dato la vita anche per la dignità di tutti noi".

Tratto da: napoli.repubblica.it

In foto: Le celebrazioni per il quinto anniversario della morte di Domenico Noviello

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