26 gennaio 2013
Napoli. Negli ambienti camorristici si è ormai affermata un'insolita parità di genere. Sono le donne di famiglia, in assenza dei capi, ad assumere sempre più spesso il comando del clan "gestendo piazze di spaccio, favorendo ricercati e latitanti e, incuranti della vita breve che promettono ai figli, votati a finire i propri giorni in carcere o nella tomba, assicurando la continuità dell'impresa familiare alimentandone ogni potenzialità criminale". Lo ha detto il presidente della Corte d'Appello di Napoli, Antonio Bonajuto, in occasione della cerimonia di apertura dell'anno giudiziario durante la quale si e' soffermato sull'azione di contrasto alla camorra da parte delle forze dell'ordine e della Magistratura. Nel 2012, ha spiegato Bonajuto, si è registrata "una ripresa degli omicidi di camorra", con un incremento del 18% rispetto allo scorso anno e del 55% dei reati riconducibili alla criminalità organizzata.
Sgretolamento dei sodalizi delinquenziali, aggregazioni e nuove alleanze disegnano una "realtà criminale fluida" caratterizzata da "un'accrescita competitività" tra i clan, creando "un bacino inesauribile di manovalanza da utilizzare nella gestione di ogni sorta di attività illecite".
Da qui la diffusione di illeciti sul territorio: non solo l'emergenza Scampia e la nuova guerra di camorra, ma anche l'incremento dei reati associativi (+29,7%), del contrabbando (+28,7%), delle bancarotte fraudolente (+16%) e di reati contro il patrimonio.
"Ma l'assenza dei capi - ha ribadito Bonajuto - ha prodotto anche un'insolita successione all'interno della famiglia camorrista, non solo in favore dei giovani, spesso minori e già adusi alla violenza, ma anche e soprattutto delle donne di famiglia che, senza alcuna remora e spavaldamente imponendo un'ormai raggiunta parità di genere, assumono il comando del clan".
Adnkronos