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È la prima volta che accade, presunto boss condannato a 20 anni
Catanzaro. Si è concluso con 41 condanne ed una assoluzione il processo scaturito dall'operazione "Borderland", condotta dalla squadra mobile di Catanzaro e coordinata dalla Dda che il 29 novembre 2016 portò all'arresto di 48 persone, contro la cosca Trapasso di San Leonardo di Cutro (Crotone). E' la prima volta che una sentenza riconosce l'esistenza della cosca. Il gup di Catanzaro Claudio Paris ha comminato oltre 400 anni di carcere per 41 imputati ritenuti esponenti e sodali del clan. Secondo l'accusa la cosca è egemone sul territorio al confine tra le province di Catanzaro e Crotone, operante in simbiosi con il gruppo ad essa collegato dei Tropea. Venti anni di reclusione sono stati inflitti al presunto boss Giovanni Trapasso, 14 anni a Vincenzo Trapasso, 18 anni sono stati comminati a Leonardo Trapasso e 8 a Giuseppe Trapasso. Diciotto anni sono stati inflitti anche all'esponente del gruppo sodale Giuseppe Tropea. Le indagini sono state condotte dalla Squadra mobile di Catanzaro e dallo Sco e coordinate dal procuratore Nicola Gratteri, dai procuratori aggiunti Vincenzo Luberto e Giovanni Bombardieri (oggi procuratore capo di Reggio Calabria) e dall'allora sostituto (oggi aggiunto) Vincenzo Capomolla. Nel corso delle indagini sono emersi gli interessi dei clan, con solidi legami con le cosche reggine e vibonesi oltre che con quelle crotonesi, sulle attività economiche della zona, con riguardo particolare ai numerosi villaggi turistici, una fiorente attività di esercizio abusivo del credito e di usura e una capillare pressione estorsiva sugli imprenditori talvolta concretizzatesi nella apprensione dei beni delle vittime da parte della consorteria malavitosa.

ANSA

In foto: Tommaso e Giuseppe Trapasso

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