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Pasquale Bonavota, ritenuto dalla Dda di Catanzaro il capo dell’omonimo clan di Sant’Onofrio, lascia Regina Coeli, il carcere romano dove era detenuto dopo che era stato arrestato insieme ad altre quattro persone destinatarie del decreto di fermo di indiziato di delitto con l’accusa di omicidio, detenzione di armi, tentata estorsione, danneggiamento. Il gip del tribunale romano, a seguito dell’interrogatorio sostenuto dall’indagato con l’assistenza dei suoi legali, gli avvocati Tiziana Barillaro e Franco Muzzopappa non ha convalidato il fermo e non ha emesso alcun altro provvedimento ritenendo evidentemente insussistenti le prove a carico di Bonavota. Rimangono in carcere, invece, il fratello del presunto boss, Domenico considerato il capo dell’ala militare del clan, Giuseppe Lopreiato e Onofrio Barbieri. Il gip di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, ha convalidato il fermo e ha emesso una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere, dichiarandosi poi territorialmente incompetente e trasferendo gli atti al pm distrettuale di Catanzaro che dovra’ ora sottoporre il fermo al gip per l’eventuale emissione di una nuova ordinanza. Non convalidato il fermo nei confronti di Domenico Febbraro, l’altro indagato nell’inchiesta “Conquista”, che pero’ rimane in carcere per come disposto dal gip vibonese. Nel corso degli interrogatori tutti gli indagati, ad eccezione di Febbraro che si e’ avvalso della facolta’ di non rispondere, hanno respinto le accuse mosse nei loro confronti. Resta ancora attivamente ricercato Nicola Bonavota, che e’ riuscito a sfuggire al blitz dei carabinieri.

ANSA

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