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pistola agguatoIndagini sul coinvolgimento dell’ex pentito Giuseppe Greco ferito in modo grave
di Francesco Chindemi

Reggio Calabria. Non è escluso possa essere Giuseppe Greco, 55 anni, il vero obiettivo dell’agguato dell’altra notte, costato la vita a Domenico Polimeni, 48enne, con precedenti polizia. I due uomini si trovavano assieme, forse stavano parlando tra di loro, sul balcone, a ridosso del parapetto dell’ex Strada Statale 184 delle Gambarie, quando improvvisamente qualcuno gli si è avvicinato, sparando in linea d’area alcuni colpi di fucile caricato a pallettoni.

Centrato il bersaglio, il killer si è allontanato a bordo di un’auto, alla cui guida non è escluso ci fosse un complice ad aspettarlo. È una zona isolata, quella in cui si è consumato l’agguato, mortale per Polimeni. A poche centinaia di metri dall’abitato di Sambatello e dove, per accedervi, bisogna imboccare una strada poderale dalla Gallico-Gambarie. Subito dopo il vicino impianto di trattamento rifiuti, teatro, esattamente due mesi fa, del tentato omicidio del 45enne Antonino Princi, in passato arrestato come esponente della cosca Greco di Calanna, di cui Giuseppe ha raccolto il testimone dal padre, lo storico boss Ciccio Greco, dopo la morte di quest’ultimo per cause naturali.
Non è escluso, dunque, ci possa essere un collegamento tra il ferimento dello scorso febbraio e l’agguato di questa notte, nel quale proprio Giuseppe Greco è rimasto ferito in maniera grave, ma non in pericolo di vita, e adesso ricoverato in prognosi riservata agli Ospedali Riuniti.
Gli investigatori, tuttavia non si sbilanciano, circa anche la possibilità che fosse proprio lui il vero bersaglio del commando omicida. È un lavoro non certo facile per gli uomini della Squadra Mobile ad eseguire le indagini su mandato della locale Direzione Distrettuale Antimafia. Coinvolto nel giugno del 2010 nell’operazione “Meta” e condannato in secondo grado a 4 anni nell’ambito del processo che scaturì da quell’inchiesta condotta dal pm Giuseppe Lombardo contro il “gotha” della ‘ndrangheta reggina, Greco nel 2013 aveva deciso di vuotare il sacco e collaborare con la giustizia, descrivendo importanti scenari di ‘ndrangheta e delineando le strategie delle cosche egemoni della città di Reggio e del suo hinterland.
Alla fine dello scorso anno, l’inaspettata “marcia indietro” che ha lasciato di stucco gli inquirenti, nel momento in cui – era il 15 ottobre del 2015 – ha comunicato la sua decisione, rinunciando contestualmente al sistema di protezione. Chi voglia uccidere l’ex pentito, non è chiaro. Certo è che Giuseppe Greco è un personaggio che risulta scomodo a tanti, proprio alla luce della sua seppur breve collaborazione con gli inquirenti. Non fosse altro per le rivelazioni rese, tutt’ora al vaglio dei magistrati antimafia reggini. Anche se il suo ferimento sarebbe riconducibile a fatti recenti.
Inquieta, tuttavia, la sfrontatezza con cui il killer ha agito, proprio con l’intento di far fuori i suoi bersagli. Sul muro del piccolo balcone, trasformatosi in una trappola mortale, evidenti sono ancora i segni dei pallettoni. Così come le tracce di sangue, anche sull’uscio della porta d’ingresso all’abitazione, a quanto pare di proprietà di Giuseppe Greco, in cui risiedeva però Domenico Polimeni, come si evince dalla targhetta applicata sulla cassetta della posta.
Gli uomini della Squadra Mobile, coadiuvati dai colleghi della Scientifica, hanno lavorato intensamente tutta la notte alla ricerca di qualche utile indizio volto a risalire ai sicari. Non è escluso, elementi utili a ricostruire quanto accaduto, possano esser recuperati dalle immagini delle telecamere, installate per la sorveglianza della casa.

reggiotv.it

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