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di Michele Cervo
Succede in Calabria, ma senza clamore. Succede che nella regione con il più alto numero di giornalisti minacciati, gli imprenditori non se la passano meglio. Questo dovrebbe far accendere riflettori per illuminare tale realtà nelle testate nazionali di carta stampata o telegiornali, invece, quando va bene, tutto è relegato a qualche breve, o non preso in considerazione. Tranne naturalmente sulla stampa locale e nei telegiornali regionali, per quest’ultimi va segnalato l’ottimo lavoro svolto dalla testata regionale della Rai. Non riesce proprio a fare notizia il fatto che c’è chi vuole tenere sotto scacco una parte del territorio nazionale.

L’ultimo a ricevere un tale avviso è stato l’imprenditore Pippo Callipo, noto per la produzione del tonno in scatola e per i gelati, nonché Presidente di Confindustria della provincia di Vibo Valentia.  La scorsa notte sono stati esplosi ben undici colpi di pistola contro il cancello del Popilia Country Resort, un villaggio turistico e centro benessere di proprietà del gruppo Callipo. “Andremo avanti con i nostri riferimenti – ha dichiarato l’imprenditore – che sono le forze dell’ordine ed il Prefetto, i colpi di arma  da fuoco non mi faranno arretrare di un millimetro”. Nel senso che non lascerà la Calabria, anzi è fermamente convinto a portare avanti il suo programma all’interno di Confindustria e nelle sue aziende. La vicenda di Callipo è solo l’ultima che ha coinvolto imprenditori calabresi. Poco prima di Pasqua, a San Floro in Provincia di  Catanzaro, nell’impresa agricola di  Stefano Caccavari, è stato bruciato il locale attrezzi. Dell’azienda di  Caccavari, denominata “L’orto di famiglia”, si erano occupati i media nazionali per il suo valore innovativo. Innanzitutto perché è sorta sul terreno che avrebbe dovuto ospitare la più grande discarica privata d’Europa e poi perché permette a 94 famiglie della provincia di coltivare un proprio orto per ottenere prodotti biologici. “L’orto di  famiglia – ha dichiarato Caccavari – non è semplicemente un’azienda agricola, ma è una comunità di persone che, coltivando la nostra terra si sono posti a guardia ed a difesa del territorio e che non si lascerà intimorire dall’accaduto. Noi andiamo avanti utilizzando la cenere dell’incendio per concimare i nostri terreni”.

Tuttavia non sono solo gli imprenditori a trovarsi nel mirino della malavita organizzata. Si è saputo da poco che anche il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, nei mesi scorsi ha ricevuto minacce, per se e la sua famiglia. Falcomatà evidentemente ha iniziato a mettere un po’ d’ordine, come aveva annunciato in campagna elettorale, in quelle che da anni sono considerate il bancomat delle ‘ndrine locali, ovvero le società partecipate. Due sono le lettere recapitate, una porta la data del 16 dicembre 2014 e l’altra il 17 aprile 2015. Ma da Reggio Calabria arriva anche un segnale positivo, quasi in controtendenza: l’imprenditore Tiberio Bentivoglio ha riaperto il locale di Sanitaria bruciato un mese fa. Questa volta è situato all’interno di un fabbricato nel centro cittadino confiscato ad una delle principali famiglie della ‘ndrangheta locale. Testimonial della manifestazione Don Luigi Ciotti e Lapo Elkann, ma soprattutto tantissimi calabresi che tenendosi per mano hanno formato una lunghissima catena umana, ad evidenziare che qualcosa sta cambiando ed anche in fretta tale da poter trasformare presto tale catena in uno scudo protettivo. Senza aspettare che la politica batta un colpo.
(3 aprile 2016)

articolo21.org

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