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di AMDuemila - 6 agosto 2015
La Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria ha dato esecuzione a un provvedimento di sequestro di beni emesso dalla Procura reggina nei confronti di Domenico Passalacqua,  imprenditore 64enne ritenuto esponente della cosca Buda-Imerti.
L'uomo, arrestato nel 2010 durante l'operazione Meta, è stato condannato alla pena di 16 anni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso e turbativa d'asta.
Dall’inchiesta, secondo l’accusa, è emerso come Passalacqua, insieme Pasquale Buda e ad Antonino Imerti, fosse partecipe della cosca Buda-Imerti quale imprenditore “al servizio della cosca, operante non secondo logiche di libero mercato ma nel rispetto delle dinamiche oligopolistiche di tipo mafioso proprie degli imprenditori intranei ai circuiti mafiosi”.


A Passalacqua, inoltre, sempre nell’inchiesta ‘Meta’, è stata contestata la turbativa di aste giudiziarie che si svolgevano all’ufficio esecuzioni immobiliari del Tribunale di Reggio Calabria.
Il patrimonio di Passalacqua era stato sequestrato, nell’ambito del processo ‘Meta’, il 23 giugno 2010, e il 23 settembre 2010, dissequestrato perché, secondo l’organo giudicante, nella ricostruzione patrimoniale prospettata dagli inquirenti dell’epoca, non era stata dimostrata una sproporzione tra i beni del proponendo ed i redditi da lui dichiarati.
Le indagini patrimoniali eseguite dalla Dia, hanno consentito, in particolare, di acclarare una evidente sproporzione tra i redditi dichiarati dal Passalacqua e la consistenza di buona parte dei beni di cui il medesimo aveva la disponibilità ed hanno condotto al sequestro, su disposizione dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale reggino su richiesta del Procuratore della Repubblica, di un patrimonio di circa 5 milioni di euro, costituito da dodici immobili tra ville, appartamenti ed attici ed un’imbarcazione da diporto.