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polizia-web1720 febbraio 2015
E' stato estradato questa mattina a Roma da Buenos Aires Pantaleone Mancuso, 53 anni, detto Zio Luni "L'ingegnere", esponente di spicco dei Mancuso, la cosca di Limbadi e Nicotera che opera nel settore del traffico internazionale di sostanze stupefacenti e considerata dagli organi investigativi come la cosca più potente della Calabria sita ed operante in provincia di Vibo Valentia. I Mancuso d'altra parte sono ritenuti una delle cosche storiche più potenti della 'ndrangheta sia dal punto di vista militare che economico. Basta pensare che lo zio dell'ingegnere, Luigi Mancuso, (attualmente irreperibile, dopo aver scontato quasi 20 anni di carcere) viene indicato come colui che ospitò in casa sua il summit tra i capi della 'Ndrangheta e i corleonesi di Cosa Nostra.
Quando lo hanno arrestato, nello scorso mese di settembre, in tasca aveva un documento falso e 100 mila euro in contanti. Era ricercato per il tentato omicidio ai danni di Romana Mancuso e del figlio Giovanni Rizzo (rispettivamente suoi zia e cugino). Il boss, detto "l'ingegnere", e il figlio Giuseppe sarebbero i killer che i 26 maggio del 2008, ridussero in fin di vita le due vittime per mettere fine ad una serie di dissidi nati all'interno della stessa "famiglia". Da qui l'agguato nella campagna vibonese dove le vittime furono trovate ancora vive, ma massacrate a colpi di Ak47 e pistola.
Giuseppe Mancuso si rifece vivo solo dieci giorni dopo il tentato omicidio, il padre invece dopo 29 giorni. Fornirono versioni che gli inquirenti ritennero inverosimili, ma le prove a loro carico non erano sufficienti per un'incriminazione immediata. Ad aprile scorso, la testimone di giustizia ha invece consentito di riaprire il caso. Nel frattempo Giuseppe Mancuso era finito in carcere nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Milano "Grillo parlante 2", mentre il padre si era dato alla macchia. Quando lo scorso agosto è stato arrestato a Puerto Ignazù, in Argentina, "l'ingegnere", secondo gli inquirenti, si stava probabilmente andando in Patagonia dove la "famiglia" è proprietaria di alcuni possedimenti.
Accusato di duplice tentato omicidio e associazione mafiosa, il boss era stato arrestato in latitanza lo scorso agosto a Puerto Ignazù, in Argentina, mentre stava cercando di oltrepassare il confine con il Brasile a bordo di un pullman. Ad accompagnare Mancuso in Italia con un volo di linea dell'Alitalia partito da Buenos Aires ed atterrato questa mattina a Fiumicino, funzionari dell'Interpol. Le manette ai polsi, un giaccone lungo indossato sopra una tuta di colore azzurro, il boss, dopo il foto segnalamento e la notifica dell'arresto avvenuta negli uffici della Polizia Giudiziaria del Leonardo da Vinci, ha quindi lasciato lo scalo con un cellulare della Polizia Penitenziaria ed è stato condotto nel carcere romano di Rebibbia.

ildispaccio.it

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