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25 ottobre 2013
Vibo Valentia. Sono ben 32 nell'arco di dieci anni, dal 2003 allo scorso mese di aprile, gli atti intimidatori subiti dall'imprenditore ittico di Vibo Marina e Pizzo, Vincenzo Ceravolo, "tutti regolarmente denunciati". E' quanto si evince dal decreto di fermo dell'operazione "Never Ending" che evidenzia la distruzione a mare delle gabbie per l'allevamento dei tonni della famiglia Ceravolo, l'incendio del capannone della "Marenostro" nell'ottobre 2003, il rinvenimento davanti ai cancelli delle aziende di taniche piene benzina con accanto fiori e proiettili, e poi numerosi furti e danneggiamenti. Dalle dichiarazioni rese dall'imprenditore Vincenzo Ceravolo agli inquirenti nell'aprile scorso, ed ora non più coperte da segreto in quanto parti integranti del decreto di fermo, si apprende inoltre che non solo i furti ed i danneggiamenti ad opera della 'ndrangheta avrebbero causato alle aziende dei Ceravolo rilevanti perdite economiche, ma anche quella che lo stesso imprenditore definisce come "un'ostilità dimostrata da alcuni soggetti delle istituzioni i quali - ha dichiarato Ceravolo a verbale - piuttosto che trattare con un soggetto da tutelare, con il loro comportamento hanno peggiorato le mie condizioni concorrendo, alcuni di loro spero inconsapevolmente, alle rappresaglie della famiglia Mancuso".

AGI