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carabinieri-arresto-big12 luglio 2013
In corso operazione dei carabinieri di Cosenza tra Calabria, Puglia, Basilicata e Campania. In manette anche il sindaco di Scalea.
Cosenza. Trentotto arresti per 'ndrangheta tra le province di Cosenza, Bari, Matera, Terni e Salerno. In manette, tra gli altri, il sindaco di Scalea Pasquale Basile, eletto a capo di una lista civica, e cinque assessori della sua giunta. Le accuse sono, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, sequestro di persona, detenzione e porto di armi, estorsione, rapina, corruzione, turbativa d'asta, turbata libertà del procedimento amministrativo, concussione, falso, istigazione alla corruzione e minaccia, tutti aggravati dal metodo mafioso. Altre 21 persone sono state denunciate in stato di libertà per gli stessi reati.

I beni sequestrati. Nell'ambito dell'operazione "Plinius", condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza con il concorso del Ros, sono stati sequestrati beni per circa 60 milioni di euro. Per l'accusa, sono riconducibili ai vertici della cosca Valente-Stummo, a amministratori locali, imprenditori e professionisti. I sequestri sono stati eseguiti principalmente sul versante tirrenico cosentino ma anche in Umbria e Basilicata.

L'indagine della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha consentito di delineare l'asse economico-imprenditoriale dell'organizzazione costituito con conferimenti di "sospetta provenienza" nei settori commerciale, con l'apertura di diversi supermercati, concessionarie di auto, agenzie di viaggi, parchi divertimento, attività commerciali e negozi di abbigliamento; immobiliare, con realizzazione di società finalizzate all'acquisizione di fabbricati, appartamenti e magazzini, anche attraverso aste fallimentari "pilotate"; agricolo, con la costituzione di cooperative e società che, non depositando bilanci e non avendo assunto lavoratori dipendenti, hanno acquistato terreni per 50 ettari senza dichiararli al fisco; turistico, con la gestione di lidi balneari, come "L'angelica", l'"Aqua mar" e "Itaca", realizzati su terreni demaniali del comune di Scalea.

Complessivamente è stato eseguito il sequestro preventivo di 22 tra società ed aziende; 81 immobili situati anche a Matera, Perugia, e Rocca di Cave (Roma), depositi, ville ed abitazioni, numerosi negozi e circa 50 ettari di terreno; 33 automobili tra le quali Jaguar, Bmw, Mercedes ed auto d'epoca; 78 rapporti bancari, con saldi positivi per circa 2.695.685 euro; due imbarcazioni; 23 polizze assicurative.

Per gli indagati per corruzione è stata applicata una recente normativa che consente l'applicazione della particolare ipotesi di confisca. Si tratta di una delle prime applicazioni nei confronti di indagati per reati contro la pubblica amministrazione.

Elezioni pilotate. L'indagine ha svelato un intreccio fra 'ndrangheta e politica nella cittadina del Tirreno cosentino e nei comuni limitrofi. Gli Stummo e i Valente erano inizialmente in lotta tra loro. Poi hanno capito che conveniva allearsi e si sono inseriti nell'amministrazione comunale di Scalea riuscendo a ottenere appalti e concessioni demaniali. Il clan, subordinato al "Locale" mafioso di Cetraro facente capo al boss Franco Muto, avvalendosi della forza di intimidazione e della conseguente condizione di assoggettamento e di omertà della generalità dei cittadini, aveva ottenuto il controllo e lo sfruttamento delle risorse economiche della zona. L'organizzazione, secondo l'accusa, sarebbe riuscita, attraverso il procacciamento di voti, a orientare le ultime elezioni amministrative svoltesi nel marzo del 2010 a Scalea, in favore di propri candidati che, una volta eletti, si sarebbero prodigati per l'assegnazione di concessioni e appalti, compreso quello per i rifiuti, ad imprese rientranti nella sfera di influenza della consorteria.

repubblica.it