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3 luglio 2013
Catanzaro. Un'operazione congiunta, denominata ''Itaca - Free boat'', della questura e dei carabinieri del comando provinciale di Catanzaro e della compagnia di Soverato, ha portato all'esecuzione di 25 ordini di custodia cautelare, quasi tutti in carcere, nei confronti delle cosche di 'ndrangheta operanti nel basso Jonio catanzarese, di imprenditori e amministratori, su disposizione del gip di Catanzaro Assunta Maione che ha accolto nella gran parte le richieste della Dda di Catanzaro formulate dal pm Vincenzo Capomolla.

In una conferenza stampa tenuta alla prefettura di Catanzaro, il procuratore della Dda di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo e il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri, hanno riassunto le risultanze investigative che ruotano intorno al porto turistico di Badolato, sullo Jonio catanzarese, realizzato da un gruppo imprenditoriale di Modena, che ha dovuto sottostare agli abituali mezzi di coercizione attraverso cui le 'ndrine del luogo si assicurano vantaggi economici e controllo territoriale: intimidazioni, imposizione di guardianie, riscossione di pizzo, controllo sulle attivita' di gestione, assunzione di personale.

Colpita soprattutto la cosca egemone dei Gullace di Guardavalle, nota anche per essere al centro dell'indagine ''Infinito'' che ha fotografato la presenza dell'ndrangheta in Lombardia, ma interessati alle misure, scattate all'alba, anche i suoi referenti su Badolato, i due gruppi spesso contrapposti, ma omonimi, dei Gallelli.

Diversi i reati contestati: associazione per delinquere di stampo mafioso, rapina, estorsione, usura, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Arrestato anche un imprenditore molto noto che avrebbe ottenuto la titolarita' della gestione delle attivita' nautiche nel porto con l'aiuto anche della famiglia dei Saraco del vicino territorio reggino.

Indagato, con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, il sindaco di Badolato, Nicola Parretta, nei cui confronti la procura ha chiesto la custodia cautelare, non accolta dal gip in quanto i contatti con gli arrestati, pur accertati, non hanno avuto il supporto della controprestazione in ambito amministrativo.

ASCA